Spagna, le elezioni non scongiurano il rischio politico. Ora si guarda all’Italia

A cura di Jon Day, gestore obbligazionario globale, Newton Investment Management (BNY Mellon)
I risultati delle elezioni spagnole sono sostanzialmente in linea con le previsioni, ma il Partido Popular ha conseguito un margine lievemente migliore delle attese sia in termini di voti (33% vs 29%) sia di seggi (137 vs 123). L’elettorato si è allontanato dai partiti anti-austerity: Unidos Podemos ha perso terreno, con 71 seggi ma un milione di voti in meno rispetto al dicembre del 2015, piazzandosi al terzo posto dietro PSOE (85 seggi).
Il Partido Popular resta indietro rispetto ai 176 seggi che servono per raggiungere la maggioranza. Tuttavia, una coalizione con Ciudadanos (32 seggi) lo porterebbe vicino al traguardo e a un governo funzionale di minoranza.
Questo significa che la Spagna resterà priva di un governo robusto e che ci vorrà del tempo prima che si formi una coalizione. Tuttavia, il risultato inferiore alle attese di Unidos Podemos implica anche che le riforme in atto non saranno invertite e che l’economia spagnola potrebbe proseguire sulla strada di una lenta ripresa (soggetta comunque ad altri eventi globali).
In Europa, fatta salva la Gran Bretagna, l’attenzione dei mercati è ora salda sull’Italia, dove le elezioni comunali a Torino e a Roma hanno portato alla vittoria del movimento 5 Stelle, favorevole a un referendum sull’UE. E il referendum sulla riforma costituzionale di ottobre si sta gradualmente tramutando in un voto sul governo stesso.
Il rischio politico? È qui per restare.

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