Banche italiane sotto stress: vediamo i numeri

A cura di Antonio Ruggeri, portfolio manager di Syz Asset Management
Il settore bancario italiano ha ricevuto forti pressioni dopo il voto Brexit. Monte dei Paschi, la più antica banca italiana, ha ricevuto una lettera d’avvertimento dalla Banca centrale europea con la richiesta di reagire al piano d’azione per fare i conti con il suo elevato livello di prestiti in sofferenza. Questo ha attirato l’attenzione degli investitori sui prestiti in sofferenza (Non-Performing Loans, NPL) che pesano sui bilanci delle banche italiane, circa EUR 360 miliardi, di cui EUR 200 miliardi sono registrati come sofferenze.
Nonostante il lancio del fondo Atlante a gennaio, con l’obiettivo di acquistare NPL e ricapitalizzare le banche in difficoltà, i mercati stanno facendo sempre più pressione sulle istituzioni affinché risolvano i problemi. Pur trattandosi di una questione seria sia per le banche sia per il governo italiano, è improbabile che si vedrà una ripulita conclusiva una tantum dei bilanci bancari, come la creazione di una “bad bank” finanziata dallo stato. Questo richiederebbe risorse e accordi politici difficili da trovare a breve termine.
Data l’entità rilevante di sofferenze e le difficoltà politiche attuali, qualunque soluzione di breve termine non sarebbe indolore. Tuttavia, per quanto sia discutibile se lo stato italiano otterrebbe l’approvazione europea necessaria per sostenere direttamente le istituzioni bancarie tramite un bail-out, ci si aspetta che un bail-in di una grande istituzione italiana diffonda i timori ad altri istituti di credito italiani. Per evitare che la paura prevalga sulla ragione, è importante fare il punto sulla situazione attuale del settore bancario italiano. Si può fare con uno stress test dei bilanci delle principali istituzioni bancarie, per calcolare il deficit di capitale relativo ai requisiti normativi attuali in vari scenari.
Che cosa ci mostrano i calcoli In primo luogo, mentre l’ammontare lordo dei NPL si aggira intorno agli EUR 230 miliardi per le prime sei banche italiane, la porzione più debole di questo gruppo, rappresentata dalle sofferenze, è di circa EUR 130 miliardi, e, cosa ancora più importante, mostra un valore contabile pari al 40% del lordo, ossia EUR 60 miliardi. La cifra è ancora astronomica, ma è un quarto di quella iniziale. Lo stress test si concentra su questo gruppo scoperto di sofferenze e si basa sui presupposti seguenti:
•• un valore di mercato delle sofferenze tra 15% e 20%
•• l’obiettivo di un rapporto prestiti in sofferenza/prestiti totali tra 0 e 5% (dalla media attuale del 12%)
•• la copertura prevista per i NPL restanti (recupero più alto) tra 35% e 40%
Stando a questa ipotesi, il deficit di capitale si troverebbe tra EUR 8 e 25 miliardi, un’entità ancora gestibile se si considera che il test simula un aggiustamento una tantum da applicare per almeno 3 anni (come da richiesta BCE per Monte dei Paschi). Inoltre, i deficit di capitale non sono gli stessi da un creditore all’altro, poiché restano concentrati in pochi nomi (Monte e Unicredit), mentre la maggior parte delle istituzioni dispone di un capitale sufficiente ad affrontare l’aggiustamento autogestito dei loro bilanci. Infine, il costo d’acquisto dello stock di NPL giungerà a una cifra tra EUR 15 e 25 miliardi, rendendo obbligatorio il tempo sufficiente per la sua estensione e includendo alcuni aiuti di Stato. Il coinvolgimento del governo italiano dipenderà dai negoziati a Bruxelles e potrebbe migliorare il prezzo di vendita dei NPL e ridurre l’impatto sul capitale delle banche, pur ad un costo più alto per gli acquirenti dei NPL.
I prossimi passi Un piano a medio termine richiederebbe in ogni caso capitale privato addizionale, sia per le ricapitalizzazioni sia per gli acquisti di NPL, e dovrebbe includere un accordo sull’ammortizzazione delle perdite sul lungo periodo. Ciò impatterebbe le valutazioni azionarie con la riduzione della redditività per alcuni anni, ma dal lato positivo proteggerebbe i detentori di obbligazioni e la stabilità complessiva del sistema finanziario.

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