A cura di Sace
La meccanica strumentale è l’architrave che sostiene l’avanzo commerciale nazionale. Con un valore di circa
82 miliardi di euro, il settore rappresenta la prima linea del nostro export, eppure parte del potenziale è ancora
inespresso o poco valorizzato.
Le imprese della meccanica strumentale italiana sono perlopiù di piccola e media dimensione, ma rivestono
un ruolo di primo piano nell’economia nazionale: rappresentano, infatti, il 6% delle aziende manifatturiere e il
12% degli addetti dell’industria. La dimensione rimane un fattore caratterizzante, e penalizzante sotto il punto
di vista delle economie di scala, rispetto alle imprese concorrenti europee, che sono in media quasi due volte
più grandi.
L’indagine condotta da SACE tra oltre 200 imprese italiane del settore ha fatto emergere alcuni tratti distintivi
e zone d’ombra della realtà italiana della meccanica strumentale:
– la competizione si gioca sullo scenario internazionale, ma la catena di fornitura rimane prevalentemente
nazionale;
– la dimensione e la scarsa apertura a fonti di capitale non bancario rimangono un limite alla crescita;
– permane un’esposizione prevalente sui mercati di prossimità;
– la personalizzazione del prodotto e l’alto contenuto tecnologico sono elementi distintivi dell’offerta, ma
esistono svantaggi competitivi sul brand e sul pricing.
Le opportunità per l’export italiano in questo comparto sono molto elevate in diversi Paesi tra cui gli Stati Uniti,
la Spagna e la Polonia, ma anche gli Emirati Arabi Uniti, l’India e il Messico. Un nuovo business model, meno
conservativo, è il prerequisito indispensabile per cogliere al meglio le sfide dell’internazionalizzazione e per
trasformare l’obiettivo di 100 miliardi di export di meccanica strumentale nel 2019 in un traguardo concreto.
Lo studio è disponibile qui.