NN Asian Debt supera i 500 mln di asset

Il fondo NN Asian Debt (Hard Currency) di NN Investment Partners, lanciato nel 1996, tocca il traguardo dell’ottavo anno consecutivo di performance superiori all’indice di riferimento (JP Morgan Asia Credit Index Composite) con un patrimonio che ha registrato una crescita del 25% nella prima metà del 2016, superando la soglia dei 500 milioni di dollari.
“Vantiamo un track record comprovato nella gestione di portafogli obbligazionari asiatici, che risale all’ottobre del 1996. Ciò fa di noi una delle società con maggiore esperienza nell’ambito delle strategie sul debito dei Mercati Emergenti a livello globale, sia nella gestione dei portafogli focalizzati sui bond asiatici in valuta forte sia, dall’ottobre del 1998, di quelli concentrati su strumenti asiatici in valuta locale. Il positivo e solido andamento dell’NN (L) Asian Debt (Hard Currency), insignito peraltro delle 5 stelle Morningstar, riflette questa nostra expertise”, commenta Simona Merzagora, Managing Director di NN Investment Partners, che aggiunge: “il miglioramento nello slancio di crescita dei Mercati Emergenti, gli indicatori sulla liquidità e un sentiment maggiormente positivo, rendono questa asset class una buona alternativa per gli investitori in cerca di rendimento”.
L’NN Asian Debt (Hard Currency) di NN Investment Partners, gestito attivamente, concentra i suoi investimenti su obbligazioni e strumenti del mercato monetario di emettenti asiatici prevalentemente denominati in USD, situati a Singapore, Malesia, Tailandia, Indonesia, Corea del Sud, Taiwan, Filippine, India, Hong Kong e Repubblica Popolare Cinese.
Joep Huntjens, Lead Portfolio Manager del fondo, ha attualmente un’esposizione overweight sulla Cina che secondo il gestore “mostra un eccesso di capacità molto elevato specialmente in quei settori legati a doppio filo allo Stato che hanno visto un numero di default limitato grazie al supporto del Governo. Tuttavia, la Cina non potrà continuare a supportare questi settori soprattutto alla luce delle riforme in fase di implementazione. Il tasso di default nel mercato obbligazionario onshore cinese è stato dello 0% per molti anni e tale trend non rappresenta una situazione naturale. Nei prossimi anni, a nostro avviso, i casi di default aumenteranno e ciò prospetta aspetti positivi nel lungo periodo per la nostra strategia, che potrà trarre beneficio da un mercato del credito più sano, in cui gli investitori – compresi quelli cinesi – inizieranno a richiedere un compenso per il rischio del credito”.
Joep Huntjens spiega che “il debito cinese, anche alla luce di un quadro tecnico favorevole, è attualmente prezzato in maniera attraente e mostra una domanda molto elevata che viene sostenuta da un’offerta consistente. In diversi mercati asiatici, invece, dove l’offerta è più ridotta, i prezzi hanno raggiunto livelli meno interessanti rispetto alla Cina che rimane il fattore chiave per l’EMD”.
“Il fatto che le autorità cinesi continueranno a favorire un rallentamento graduale della crescita economica non è un elemento negativo per le obbligazioni in cui investe l’NN Asian Debt (Hard Currency)”, prosegue Joep Huntjens, aggiungendo che “l’obiettivo di crescita annuale del 6,5% fissato dalla Cina non andrebbe di pari passo con una riduzione dell’eccesso di debito. Il Paese ha comunque gli strumenti per raggiungere questo target di crescita, ma ciò porterebbe a un incremento dei rischi di lungo termine e potrebbe confliggere con gli obiettivi delle riforme. A nostro avviso l’opzione migliore sarebbe quella di un Governo impegnato a sostenere una crescita del PIL inferiore al 6,5%”.
Allargando l’orizzonte ad altre realtà asiatiche di interesse, il fondo detiene posizioni overweight anche in Indonesia, dove la crescita del PIL è sostenuta (attorno al 5%) e la situazione politica è stabile, e in India, paese in cui si stanno implementando molte riforme strutturali, anche se ci vorrà del tempo affinché queste possano impattare sull’economia reale.

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