Green Bond, un mercato in crescita

A cura di Cathrine De Coninck Lopez Dirigente investimento sostenibile e responsabile, Columbia Threadneedle
I Green Bond Principles sono stati tra i principali fattori alla base degli attuali volumi di emissione, pari a oltre EUR 100 mld a livello globale, di obbligazioni verdi e con destinazione specifica dei proventi. È interessante notare come l’espansione nel 2016 sia stata notevolmente alimentata dalla pubblicità e dall’enfasi sul cambiamento climatico create dall’accordo COP 21 di Parigi, laddove i governi di tutto il mondo si sono mostrati interessati alle opportunità offerte dai mercati finanziari per mantenere la promessa di contenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi centigradi. Non a caso, gli emittenti di maggior rilievo da gennaio 2016 ad oggi sono state le società finanziarie in possesso di portafogli di “eco-prestiti” appropriati e pronte a cavalcare l’onda dell’attenzione all’ambiente.
Nel 2015, il secondo riesame annuale dei Green Bond Principles ha prodotto sviluppi significativi, recepiti all’interno dei principi 2016. Dopo aver consultato diversi operatori del settore, sono state individuate le principali aree di miglioramento, tra cui figurano i seguenti punti: definizione di “green” (“verde”), revisione dei metodi di certificazione, rendicontazione dell’impatto ambientale, direttive in materia di documentazione per i social bond. Tutte queste aree riflettono le tendenze chiave che osserviamo nel mercato.
DEFINIRE E VALUTARE GLI ASPETTI “GREEN”. Definire cosa è “green” e cosa non lo è rappresenta un tema cruciale. La questione va dritta al cuore dei Green Bond Principles ed è fondamentale per i clienti che vogliono comprendere il processo di valutazione delle obbligazioni verdi. La Climate Bonds Initiative, ad esempio, contempla l’inclusione di un più ampio insieme di emittenti e dà vita a un universo potenziale di green bond cinque volte più grande (USD 576 mld) del mercato costituito dalle obbligazioni classificate come “verdi”. Tale universo comprende al suo interno le aziende che generano più del 95% dei ricavi dagli elementi ecologici del loro modello operativo, senza tenere conto degli altri requisiti dei green bond.
Le direttive in materia hanno subito varie evoluzioni anche a livello regionale. A gennaio del 2016, ad esempio, la People’s Bank of China ha emanato delle linee guida per gli emittenti di obbligazioni verdi in Cina. Lo scopo di tali direttive è stato quello di incoraggiare le banche a sostenere i requisiti della Chinese Intended Nationally Determined Contribution (INDC), presentata alla conferenza COP 21 di Parigi. Le linee guida abbracciano le finalità contemplate dai Green Bond Principles nonché il potenziamento dell’impiego pulito del carbone (contrariamente a quanto accade in regioni quali l’Europa e gli Stati Uniti, dove gli investitori istituzionali stanno liquidando le posizioni detenute nel settore carbonifero). Ciò nonostante, la Cina è diventato il primo emittente regionale di green bond da inizio 2016 ad oggi.
In aggiunta a ciò, le procedure messe in atto da alcune organizzazioni indipendenti che garantiscono e certificano i green bond hanno sollevato una serie di domande circa le destinazioni “verdi” dei proventi. MSCI ha dovuto stilare una definizione delle emissioni che possono essere incluse all’interno di un indice di green bond. Altri fornitori come Oekom, DNV, Cicero e Sustainalytics si sono tutti dotati di sistemi e approcci proprietari.
I Green Bond Principles riconoscono questi diversi approcci e puntano alla massima flessibilità possibile (ad esempio, quest’anno hanno incluso l’eco-efficienza e la tecnologia all’interno delle finalità ambientali), tuttavia questa flessibilità comporta una maggiore attenzione alla certificazione e alla valutazione.
I modelli di certificazione dell’impatto sviluppati dal gruppo di lavoro sui green bond possono essere usati dagli emittenti per garantire la trasparenza dei loro impatti ambientali in un formato standardizzato. Se emittenti e organismi di certificazione arriveranno a utilizzare gli stessi modelli, gli investitori potranno comparare più agevolmente i vari emittenti che operano nel mercato.
Per quanto riguarda la definizione dei parametri di misurazione dei vari risultati ambientali, un gruppo di istituti finanziari internazionali ha pubblicato dei criteri per la quantificazione dei risultati ottenuti sul fronte dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica in termini di energia risparmiata e di riduzione delle emissioni. Restano tuttavia ancora da definire i criteri di misurazione delle restanti finalità e l’indicatore comune utilizzato da tutti i green bond è quello della riduzione dell’anidride carbonica.
INTRODUZIONE DELLE DIRETTIVE IN TEMA DI OBBLIGAZIONI SOCIALI. La principale area di sviluppo è stata la pubblicazione di un documento contenente le Direttive per le obbligazioni sociali (“Social Bond Guidance”). Columbia Threadneedle vi ha contribuito per un certo periodo di tempo attraverso due fondi di social bond: uno britannico lanciato nel 2014 e uno statunitense introdotto nel 2015. Lo scopo di tali direttive è di ampliare il mercato investibile fornendo maggiore chiarezza a emittenti e sottoscrittori circa i requisiti e il sistema di funzionamento delle obbligazioni sociali. Il motivo per cui si è deciso di stilare le direttive per i social bond nell’ambito di un documento separato è quello di mantenere l’univocità del marchio “Green Bond Principles”, nonché di alimentare ulteriormente l’interesse per i social bond come prodotto a sé stante.
Emittenti, sottoscrittori e investitori hanno concordato di far rientrare nella categoria delle obbligazioni sociali: “Progetti, attività e investimenti che puntano direttamente a contribuire a risolvere o ad attenuare problematiche sociali specifiche e/o a conseguire un risultato sociale positivo, soprattutto, ma non esclusivamente, per la/le popolazione/i target”. Le direttive per i social bond prevedono un duplice approccio puntando a definire ciò che può essere considerato sociale e le popolazioni target. Tra gli elementi considerati d’interesse sociale figurano: infrastrutture di base economicamente accessibili; accesso a servizi essenziali quali sanità, istruzione, formazione; alloggi a basso costo; creazione di posti di lavoro; sicurezza alimentare; avanzamento e potenziamento socio-economico.
Le popolazioni beneficiarie comprendono, ad esempio, le persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, i disabili e i soggetti svantaggiati. Tali direttive dovrebbero fornire agli emittenti maggiori indicazioni circa le tipologie di progetti da ricomprendere nell’ambito di queste emissioni.
Analogamente a quanto rilevato con riferimento alla definizione e alla valutazione dei criteri “green”, le direttive contemplano la possibilità che esistano altre definizioni e altri approcci riferibili al “sociale”. Per questo motivo, viene lasciata agli emittenti una certa flessibilità nel definire con chiarezza i criteri d’idoneità e nello stabilire un processo mediante il quale i progetti sociali vengono inseriti nella categoria dei piani con destinazione dei proventi. Questi progetti potrebbero inoltre presentare classificazioni diverse, nel qual caso le direttive per i social bond dovrebbero aiutare a tracciare un quadro d’insieme di tutte queste obbligazioni e delle loro caratteristiche comuni.
Le direttive citano il “numero di beneficiari” come possibile parametro di misurazione dei risultati. Alcuni sistemi prevedono l’utilizzo di diversi parametri di misurazione a seconda delle finalità specifiche. Ad esempio, gli alloggi sociali dovrebbero essere misurati secondo parametri diversi da quelli impiegati per la creazione di posti di lavoro o l’istruzione. Non è ancora stato adottato un sistema definitivo ed è probabile che la certificazione dell’impatto sociale continuerà a evolversi.

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