Maggior diversificazione per fronteggiare la crescente complessità dei mercati

di Emilio Franco, Vice Direttore Generale e Responsabile Investimenti UBI Pramerica SGR

La situazione creatasi dopo il risultato del referendum sulla Brexit ha incrementato la complessità dei diversi ambiti – mercati, politica, politica economica, macroscenario – e la velocità con la quale questi interagiscono tra di loro. I timori di un eventuale restringimento significativo delle condizioni finanziarie post- Brexit non si sono materializzati, come confermato anche dalle recenti survey sui Lending Standards delle banche in Euro Zona. Ma le aspettative sull’inflazione futura rimangono basse e in calo.

Dopo la prima fase di Risk-off sui mercati, gli effetti della Brexit hanno lasciato alcuni feriti sul campo, ad esempio la Sterlina, che si è deprezzata ed è rimasta debole anche nelle settimane successive. Nello stesso periodo lo Yen, valuta per antonomasia favorita dagli investitori nelle fasi di Risk-off, si è apprezzato ed è rimasto forte. Le banche dell’Euro Zona, in particolare quelle italiane, sono state lette dal mercato come l’anello debole in un contesto di eventuale deterioramento macroeconomico e politico.

Il momentum dei mercati è misto e in miglioramento; il mercato azionario statunitense è su nuovi massimi storici, confermando la nostra lettura di un Bear Market “non recessivo”, ormai probabilmente terminato. I mercati azionari di Euro Zona e Giappone sono in una fase Orso di lungo periodo, mentre il mercato obbligazionario governativo, in particolare Core, quello Corporate e l’High Yield rimangono in una fase di Bull Market.

Il sentiment segnala ancora un basso appetito per il rischio, con i fondi, Long Only ed Hedge, scarsamente investiti in azioni e con livelli di liquidità che non si vedevano dal 2001.

  • Il quadro, per gli investitori, è ancora caratterizzato da un’elevata correlazione tra Asset Class, che reagiscono a pochi fattori che ne spiegano i movimenti. L’investitore, in questo contesto, deve ricercare la diversificazione più ampia possibile, anche per strategie e per fattori di performance, oltre a quella classica (geografica, valutaria, ecc …).
  • I rendimenti attesi di diverse Asset Class risultano molto compressi, anche a causa dell’azione delle autorità monetarie. Il confronto tra il rendimento del mercato azionario e quello governativo (nel c.d. “FED Model”) sottolinea l’elevato valore offerto dalle azioni nel lungo periodo. Anche gli utili aziendali in miglioramento e il posizionamento cauto degli investitori conducono al mantenimento delle posizioni lunghe in azioni. Il quadro di maggiore incertezza – e ricco di incognite – spinge invece ad ampliare la diversificazione azionaria, anche verso i Paesi Emergenti, sostenuti dalla stabilizzazione del Dollaro e dai flussi di investimento.
  • Le obbligazioni governative “core” (Bund e Treasury) sono invece care rispetto sia alla dinamica ciclica sia ai rendimenti storici. I titoli governativi dei Paesi periferici e il mondo corporate di Euro Zona restano supportati dall’azione della BCE. Continuiamo a preferire l’High Yield di Euro Zona e l’Investment Grade negli Stati Uniti.
  • Per quanto riguarda le valute, manteniamo un giudizio positivo sul Dollaro nel lungo periodo; il posizionamento è però tatticamente neutrale sia sulla valuta statunitense sia sullo Yen.
  • I prodotti che possono consentire di catturare un premio importante di rendimento sono quelli azionari, attenuandone la volatilità per mezzo dei piani di accumulo, e le strategie bilanciate.

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