Emergenti: tre interessanti opportunità nel mirino degli investitori

Di Ross Teverson, Head of Strategy Emerging Markets di Jupiter AM

I sottovalutati titoli mid-cap esposti a cambiamenti strutturali L’azionario dei mercati emergenti ha beneficiato di una forte ripresa dallo scorso gennaio. Nonostante ciò, le valutazioni dei titoli di vari mercati emergenti rimangono convenienti ed offrono quindi diverse opportunità interessanti, in particolare all’interno dell’universo delle mid-cap, in cui le forti prospettive di crescita non si sono ancora riflesse nel prezzo delle azioni. Questo si contrappone ad alcuni titoli large-cap dei mercati emergenti che presentano prospettive di crescita ben note ma che, negli ultimi anni, sono diventati costosi rispetto agli utili delle società poiché sempre più investitori avversi al rischio si sono concentrati in un gruppo relativamente ridotto di titoli large-cap, percepiti di maggiore qualità.

Le opportunità nell’universo delle mid-cap variano a seconda dell’area geografica e del settore di appartenenza. Un titolo che abbiamo in portafoglio, nel fondo Jupiter Global Emerging Markets Equity Unconstrained, è Ser Educacional, un’Università privata del Brasile che crediamo sia ben posizionata ed in grado di beneficiare della crescita strutturale delle spese per l’istruzione brasiliana. Un altro esempio è Bumi Serpong, società mid-cap indonesiana che si occupa di incentivazione immobiliare. La società beneficia della forte demografia dell’Indonesia: gli alti tassi di formazione dei nuclei familiari stanno creando una forte domanda per le strutture che Bumi Serpong costruisce. 

Le azioni cosiddette “pick and shovel” (letteralmente, “pala e piccone”): “puoi scavare per cercare l’oro o puoi vendere pale e picconi” Si dice che nella corsa all’oro, quelli che ci guadagnano di più sono i fornitori degli strumenti necessari per trovare l’oro piuttosto che i minatori stessi. L’equivalente moderno di questa attività nei mercati emergenti riguarda quel tipo di società esposte a trend ben noti e significativi o a cambiamenti strutturali come l’aumento dei veicoli elettrici, il passaggio verso l’automatizzazione industriale o all’energia rinnovabile. Si prenda, ad esempio, BizLink a Taiwan. I fondi Jupiter Global Emerging Markets Equity Unconstrained e Jupiter China Select hanno posizioni in BizLink, fornitore chiave di cablaggio elettrico di uno dei più avanzati produttori di macchine elettriche, Tesla. BizLink potrebbe sembrare la meno attraente tra le due, ma vanta alti e consistenti margini mentre Tesla, per quanto rivoluzionaria, è lontana dal generare profitti.

Oppure Chroma, un’altra società basata a Taiwan nel portafoglio di Jupiter Emerging Markets Equity Unconstrained. Chroma fornisce apparecchiature di controllo per diverse aree dei settori tecnologia ed energia rinnovabile, tra cui energia solare, batterie di veicoli elettrici e luci a LED. Poiché la cultura del management della società è distribuire free cash flow agli azionisti, gli investitori generalmente ricevono un buon dividendo. Oltretutto, poiché Chroma è un fornitore chiave per i costruttori all’interno delle proprie aree di attività, può permettersi di stabilizzare i prezzi delle apparecchiature in vendita.

Le banche dei mercati di frontiera Le grandi banche statali costituiscono una forte componente dell’Emerging Markets Index, il che significa che si tratta di banche che un investitore potrebbe possedere in un ETF esposto ai mercati emergenti. Tuttavia, appoggiarsi a banche controllate soprattutto dallo Stato è una grande incognita. Una storia di prestiti indisciplinati e politicamente incentivati ha lasciato molte di queste banche con un livello di NPL che è probabilmente più alto di quanto emerge dai dati ufficiali. Inoltre, è difficile quantificare esattamente l’entità del problema. Alcune banche dei mercati di frontiera, invece, scambiano a valutazioni simili alle banche dei più grandi mercati emergenti ma vantano una qualità maggiore degli asset, rendimenti più alti e maggiori prospettive di crescita di lungo periodo.

In particolare,  ci piacciono le banche dei mercati di frontiera che hanno o che stanno costruendo una solida struttura di distribuzione. I depositanti affidano a queste banche i loro soldi perché hanno una buona rete di filiali, offrono un facile accesso al denaro e perché sono considerate un porto sicuro dove conservare i propri soldi. Alcuni esempi sono in Georgia, Paese nel quale abbiamo posizioni in Bank of Georgia, mentre in Pakistan deteniamo Habib Bank e, in Nigeria, Access Bank. Operando il modello di retail banking tradizionale, queste banche generano alti ritorni raccogliendo depositi su cui pagano interessi bassi che poi prestano alle blue chip. È anche meno rischioso del modello alternativo, che consiste nel prendere in prestito denaro dai mercati monetari wholesale da prestare successivamente a mutuatari più rischiosi. Nei mercati di frontiera, questo modello operativo ha generato alti ritorni elevati e buone prospettive di crescita, come conseguenza di un credito al consumo impenetrato.

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