Occupazioni: dati, miopia e il vigore dell’economia statunitense

A cura di Alex Houlding, M&G Investments
Agli esseri umani piace pensare di sapere più di quanto sappiano in realtà. Ciò vale forse ancora di più in finanza che altrove, perché l’abbondanza di dati si presta all’analisi, alla pseudo-scienza e agli esperti.
Uno dei dati che richiama maggiormente l’attenzione è l’occupazione nei settori non agricoli negli Stati Uniti, che rappresenta una misura dei nuovi posti di lavoro creati. Questo elemento è importante in quanto indicativo di una tendenza, ma spesso i dati specifici non sono eloquenti (Barry Ritholz lo sostiene da anni). Sono basati su un campione, possono essere condizionati da singoli eventi inusuali, e sono spesso pesantemente rivisti.
Ciò non impedisce ai giornalisti o ad altri di sfruttare qualsiasi grossa sorpresa. La cifra di maggio è stata recepita come “deludente” e “scioccante”, con conseguenze ovunque, dai prezzi azionari europei alle aspettative per i tassi di interesse statunitensi.
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Persino la Fed ha ammesso l’impatto di questo singolo punto dati.
“Le aspettative degli attori di mercato di un consolidamento della politica monetaria alla riunione di giugno del FOMC erano cresciute notevolmente a metà del periodo [a partire dall’incontro di aprile], principalmente in risposta a comunicazioni di politica monetaria, ma quelle aspettative sono in seguito scese bruscamente in seguito alla pubblicazione dei dati del mercato del lavoro per il mese di maggio.”
Dunque, sembra che il dato di maggio sia bastato a produrre un cambiamento significativo delle convinzioni degli investitori rispetto alle tendenze di  lungo termine.
Ecco lo stesso grafico, che include in questo caso l’ultima comunicazione sugli occupati nei settori non agricoli.
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In un contesto di lungo termine la pubblicazione di maggio non sembra fornire molte informazioni:
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L’immagine di un’economia statunitense caratterizzata da crescita modesta sembra complessivamente invariata rispetto a un paio di mesi fa, riconoscendo le difficoltà nell’interpretare i dati. Certamente il voto britannico a favore della Brexit ha introdotto un certo livello di incertezza generale, ma persino l’accomodante presidente della Fed di St Louis Bullard ne ha parlato come un evento che probabilmente avrà un impatto “prossimo allo zero” sugli Stati Uniti.
Nonostante questa stabilità relativa dei dati, sembra che la gamma di scenari che gli investitori sono disposti a contemplare sia decisamente mutata. La probabilità implicita nel mercato di un rialzo dei tassi entro settembre è scesa dal 61,1% registrato prima della cifra dei dati occupazionali di maggio al 19,2% di oggi e i rendimenti dei Treasury a 30 anni sono inferiori di oltre 30 punti base rispetto a dove si trovavano.
È questo tipo di variazione che può generare opportunità di investimento. Sappiamo quasi tutti che il breve termine non ci è di grande aiuto nel prevedere il futuro. Non possiamo neanche essere sicuri che gli ultimi dati siano corretti: dal 2000, le cifre di crescita del PIL USA sono state modificate dell’1,2% in media tra la pubblicazione iniziale e quella finale. Ciò corrisponde a un’incertezza enorme data la crescita media del PIL unicamente pari a 2,3% nell’arco dello stesso periodo, e riflette una  prassi comune in tutti i Paesi.
Movimenti considerevoli di mercato sulla base di dati di breve termine possono essere vantaggiosi per coloro che hanno orizzonti temporali di lungo termine.

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