Focus sulle obbligazioni

A cura di Simon Fasdal, Head of Fixed Income Trading di Saxo Bank
Quest’anno sarà senza dubbio ricordato per la performance stellare delle obbligazioni – in particolare quelle dei mercati emergenti, che dall’inizio dell’anno hanno registrato un rendimento del 16%. Ma possiamo aspettarci che questo trend prosegua, o possiamo predire, nel breve termine, un’esperienza “mind the gap”? Di seguito analizziamo i pro e contro di diversi fattori e strategie, e cosa gli investitori devono tenere presente per i prossimi due o tre mesi.
Tenere d’occhio la Reserve Federal Reserve. La Fed è il principale attore in grado di ridurre l’appetibilità delle obbligazioni dei mercati emergenti come asset class. Nonostante i mercati abbiano iniziato a prendere in considerazione la (preoccupante) possibilità di un incremento dei tassi di interesse in settembre, l’opinione diffusa è che la scalata americana seguirà un approccio graduale.
Il giudizio nei confronti dell’economia statunitense è in generale positivo, ma ci sono molti dubbi relativi alla crescita dell’inflazione rispetto ai bassi livelli attuali, soprattutto considerando il deprezzamento delle materie prime in atto da luglio a causa della diminuzione dei prezzi del petrolio.
Il petrolio. Dopo aver raggiunto i 50$/barile, il petrolio ha fatto un passo indietro ed ora si trova in bilico appena al di sotto dei 40$/barile. A questo prezzo, o ad un prezzo inferiore, il petrolio e le materie prime inizieranno nuovamente a trascinare l’inflazione verso il basso, che è una delle preoccupazioni principali delle banche centrali che stanno cercando di evitare la deflazione.
Un altro grande timore legato alla diminuzione del prezzo del petrolio è il fermento che si potrebbe generare tra le società del settore energetico. Questo è stato infatti un fattore rilevante per il momento di difficoltà vissuto dalle azioni in gennaio e febbraio; se il petrolio non si ristabilizza a livelli superiori ai 60$/barile, le aree che dipendono maggiormente da esso, come la Russia e gli stati del Golfo, dovranno ristrutturare le proprie economie per affrontare la nuova realtà.
In questo caso, le obbligazioni dei paesi emergenti di queste aree dovrebbero essere gestite con attenzione. Detto ciò, altri paesi emergenti – tra i quali ad esempio spiccano India e Cina – trarranno benefici dal deprezzamento del petrolio.
Tutto sommato, un prezzo del petrolio basso elimina la pressione sul rialzo dei rendimenti globali core, e questo getta le basi per lo sviluppo di un ambiente fertile per le classi di obbligazioni più rischiose, obbligazioni societarie ad alto rendimento e obbligazioni dei mercati emergenti.
La Banca Centrale Europea e le obbligazioni dei mercati emergenti. La Banca Centrale Europea è un’altra banca centrale che, ad un certo punto, inizierà a rivedere il suo programma di quantitative easing. Tuttavia è palese che la BCE abbia alcune preoccupazioni legate all’esito del voto Brexit, alla pressione politica nell’area euro, alle banche europee ancora in difficoltà, e alla bassa inflazione.
Il presidente della BCE Mario Draghi ed il suo team adotteranno un approccio cauto e saranno accomodanti per un lungo periodo di tempo. Il rischio di un nuovo ciclo di ricadute dell’Eurozona, che potrebbero potenzialmente sconvolgere la struttura economica dell’area, rappresenta per la BCE una preoccupazione molto maggiore rispetto alla possibile creazione di bolle legate allo stimolo in alcune asset class.
Abbiamo notato che gli sforzi della banca sono andati sempre di più verso un progressivo helicopter money, poiché l’impatto sull’economia reale dell’acquisto dei Titoli di Stato è allo stesso tempo piccolo e pericoloso per le banche europee.
Quando la BCE si è apprestata ad acquistare il debito societario, ha aperto inevitabilmente la porta a un potenziale acquisto di altri asset – ad esempio azioni –, se diventasse necessario.
La nostra conclusione generale sul comportamento recente della BCE, che proseguirà per molti mesi, è che il QE rappresenta uno dei metodi migliori per convogliare flussi di cassa in asset al di fuori dall’Eurozona. Questo è il motivo per cui le obbligazioni dei paesi emergenti sono state una delle asset class preferite dagli investitori.
L’attrattività dello status quo. Tutto sommato, è altamente probabile che le obbligazioni dei mercati emergenti ed altre a più alto rendimento avranno un terreno fertile per un periodo di tempo piuttosto lungo, o comunque fino a quando l’economia globale rimane in questa fase caratterizzata da bassi prezzi del petrolio, crescita ridotta, e continuo stimolo della banca centrale.
Ciò che conta è che i fattori di rischio rimangano ai livelli attuali. In sintesi: il prezzo petrolio non deve diminuire troppo, le banche centrali non devono tenere un atteggiamento troppo aggressivo, la crescita e l’inflazione non devono subire un’accelerazione improvvisa, e la volatilità del mercato deve restare all’interno di un determinato raggio.
Se tutte queste condizioni si verificano, potremo facilmente assistere a performance ancora migliori delle classi di obbligazioni più rischiose 

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