Bank of Japan a traino dell’economia

“Si conferma in modo sempre più chiaro un contesto macroeconomico mondiale fragile e incerto con Bce e Fed in affanno e confusione. Non vi sono le condizioni macroeconomiche per avere tassi più alti in America e la Banca centrale dovrà ammettere di essersi sbagliata riguardo alla forza dell’economia Usa. In questo contesto, anche la Bank of Japan sarà inevitabilmente costretta ad implementare azioni straordinarie per impedire il collasso dell’Abenomic, aprendo la strada al consolidamento del debito pubblico giapponese detenuto dalla Banca Centrale”. E’ questa l’analisi di Maurizio Novelli, gestore del Lemanik global strategy fund, nel suo commento macroeconomico mensile.

“In Giappone, senza la crescita e con un peggioramento del quadro macroeconomico sarà inevitabile per la Bank of Japan agire con misure straordinarie, basta guardare ai dati dell’export/import di luglio per capire che l’economia mondiale arranca, così come confermato anche dai dati della bilancia commerciale di Korea e Taiwan”, spiega Novelli.

“Sottolineo quindi l’importanza del ruolo che la Bank of Japan può svolgere rispetto a Fed e Bce per la liquidità internazionale, in un momento in cui è di vitale importanza per il Giappone rilanciare politiche monetarie a sostegno della politica fiscale recentemente approvata, al fine di evitare un altro evidente rischio di fallimento di politiche fiscali già sperimentato”.

Il mercato azionario americano è infatti ormai prevalentemente guidato dall’attività di buy back, dalle società attive nell’high frequency trading e dalla speculazione di breve termine, mentre gli investitori evidenziano una elevata concentrazione delle posizioni sugli stessi titoli con evidenti rischi di “affollamento” ed altissima correlazione con gli indici di mercato in caso di eventi negativi. Questo è il motivo per il quale i ribassi sono particolarmente violenti e profondi e producono danni significativi per molto tempo ai portfolio manager. Per questo motivo, la correlazione tra rischio e rendimento è favorevole alle posizioni short equity e non a quelle long, anche se l’atteso intervento di BOJ potrebbe favorire una ulteriore spinta rialzista ai mercati azionari mondiali.

“Credo però che in tal caso i mercati più favoriti da tale operazione sarebbero certamente Nikkei ed emergenti, mentre le Borse europee, pur beneficiando di un effetto trascinamento, non otterranno mai dalla Bce quello che BOJ e altre banche centrali potrebbero fare in tema di monetizzazione del debito pubblico. Per quanto riguarda invece i listini USA, non credo che l’effetto favorevole di un intervento giapponese potrà dare significative spinte rialziste ad un mercato già particolarmente caro, semplicemente perché i capitali internazionali avrebbero a disposizioni alternative più favorevoli altrove e il mercato azionario americano perderebbero l’appeal di “mercato rifugio” che finora lo ha visto come una allocazione quasi obbligatoria per l’equity”.

In sintesi, l’equity di Giappone e mercati emergenti può essere considerato tra i principali beneficiari dell’intervento della banca centrale giapponese, così come Oro, Commodities e dollaro australiano. Anche il credito degli emergenti potrebbe avere positive ripercussioni dalla massiccia ripartenza dei carry trades sullo yen, mentre sui mercati valutari le divise dei BRICS sarebbero un target dei flussi di capitale in uscita dal Giappone. “Questo flusso avrebbe l’effetto di attenuare la morsa del credit crunch che si è verificata in Asia in seguito alla svalutazione dello yuan nell’estate scorsa e fornirebbe carburante per la prosecuzione del rialzo sulle asset class emergenti, consentendo quindi uno stimolo monetario in un area di estrema importanza per le esportazioni Giapponesi”, conclude Novelli.

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