Stimoli fiscali? Solo una spinta marginale per la crescita

A cura di Nikolaj Schmidt, Chief International Economist, T. Rowe Price

Senza dubbio, lo spazio di manovra delle Banche Centrali globali si sta riducendo. I tassi di interesse probabilmente possono essere tagliati ulteriormente e l’ammontare degli asset comprati può salire ancora, ma i crescenti effetti collaterali osteggeranno l’impatto espansivo di altri accomodamenti monetari. Stanno invece aumentando le speranze – sollecitate  in parte dalle promesse elettorali – che  le autorità fiscali raccolgano il testimone. A mio avviso, tuttavia, è improbabile che arrivi un grande supporto fiscale in favore della crescita, a meno che non si verifichi un rallentamento brusco.

Sono due i motivi principali. Primo, negli ultimi 18 mesi le politiche fiscali sono già passate dall’essere uno dei freni principali della crescita a esserne un piccolo stimolo. La mossa più recente a conferma di questo trend è stata la decisione del governo del Giappone di posticipare l’incremento dell’Iva al 2019. Secondo, le iniziative politiche prese durante la crisi finanziaria globale hanno lasciato alla maggioranza delle economie uno spazio fiscale molto limitato. Molti governi hanno deciso di mantenere un approccio conservativo in materia fiscale. In Giappone, ad esempio, il governo punta ad aumentare il saldo primario a zero entro il 2020 e questo richiede una stretta fiscale, non un’espansione.

Chiaramente, in tandem con i deludenti risultati sulla crescita, è probabile che l’impegno nei confronti del consolidamento fiscale si attenui. In Europa, la Commissione Europea sta ancora richiedendo alle economie sotto osservazione per deficit eccessivi i loro piani di consolidamento fiscale. E tuttavia, Spagna e Portogallo, nonostante le ripetute violazioni dei target, sono state esentate dalle sanzioni. Questo però ha a che fare con il bisogno di sostenere entrambi i Paesi durante periodi elettorali potenzialmente turbolenti e la richiesta di riduzione del deficit persiste.

Le probabilità di un maggiore supporto fiscale sono maggiori negli Stati Uniti, dove entrambi i principali candidati alle elezioni presidenziali invocano un aumento della spesa. Realisticamente, però, la tempistica per questo aumento della spesa è probabile che ricada nel 2018 e che qualsiasi proposta di aumento venga ridotta notevolmente, con il Congresso diviso.

Nel complesso, la politica fiscale resta un elemento di spinta marginale ed è improbabile che si trasformi in un motore sostanziale per la crescita.

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