A cura di Pictet Am
Le valutazioni delle emissioni gover- native dei mercati avanzati restano per lo più su livelli estremi. Alcune in- fatti sono aumentate ancora dopo il referendum britannico poiché gli investi- tori hanno scontato ulteriori interventi di politica monetaria volti a mitigare i ri- svolti economici della Brexit. Confermiamo quindi il nostro posizionamento sull’asset class, ovvero un generale sottopeso che esclude però i Treasury Usa. Infatti solo la curva statunitense offre tuttora un valore residuo nel segmento a lunga scadenza, che per noi rappresenta uno degli ultimi beni rifugio utile in caso di criticità, come quella rappresentata dal settore banca- rio italiano. In mancanza di una soluzione alla questione dei crediti inesigi- bili potremmo infatti assistere a una generale fuga dagli asset rischiosi.
Ma anche la situazione dei Treasury a lunga scadenza non è chiarissima, dopo il crollo dei rendimenti registrato nel corso del mese. Tale sviluppo si deve ai continui progressi dei fondamentali dell’economia U S A . L’accelerazione della crescita e l’aumento dei consumi compensano abbondantemente ogni de- bolezza dell’attività manifatturiera.
Migliora anche la crescita salariale. I parametri della Fed indicano che i salari aumentano del 3 ,6 % annuo, un livello ampiamente in linea con il target della banca. Ciononostante, il mercato sconta una probabilità di inasprimento di appena il 28 % in settembre e solo del 50% in dicembre. A fronte della solidità dell’economia, della robustezza del mercato del lavoro e dell’aumento degli utili, la Fed potrebbe risultare ‘dietro la curva’ ed essere infine costretta a intervenire per frenare l’accelerazione dell’inflazione. Si potrebbe quindi verificare una situazione in cui l’inclinazione della curva dei Treasury subirebbe un netto aumento e la politica della Fed avrebbe sempre meno influenza sul tratto a lunga scadenza. Per mitigare questo rischio si potrebbe cercare protezione tramite ob- bligazioni indicizzate all’inflazione.
Dopo le ottime performance degli ultimi mesi, l’esposizione al debito emergente in valuta forte e al segmento high yield Usa è stata ridotta rispettivamente a livello neutrale e a una sovraponderazione più modesta. Nella loro affannosa ricerca di rendimen- to, gli investitori hanno scandagliato ogni angolo del mercato. Tuttavia, rispetto all’azionario, il segmento HY appare meno interessan- te ora che il divario di rendimento fra azioni e titoli high yield U S A è sceso dal 3 ,7 % di febbraio all’1% : è giunto il momento di monetizzare i guadagni.
Sul fronte valutario non abbiamo apportato modifiche. Confermiamo, fra l’altro, il sottopeso dello yen, che potreb- be risentire di un ampio pacchetto di stimoli in Giappone. Infine, manteniamo una posizione sovrappesata sull’oro fisico come co- pertura a lungo termine contro forti sva- lutazioni monetarie, conseguenza probabilmente inevitabile delle politiche sempre più aggressive delle banche cen- trali. Soprattutto ora che gli esperimenti di monetizzazione diretta della spesa fiscale non sembrano più così assurdi alle autorità.