Pensione è pianificazione

A cura dell’Ufficio Studi MoneyFarm

Il deficit del sistema previdenziale, ovvero la mancanza di risorse finanziarie di un fondo pensione necessarie a coprire le pensioni dei suoi assistiti, è in continua crescita in molte economie sviluppate. Si tratta di uno dei problemi finanziari più complessi che la società moderna deve fronteggiare e suscita una serie di preoccupazioni sociali e dibattiti accademici. Sono diverse le ragioni che hanno portato i fondi pensione in questa situazione di difficoltà e vanificato gli sforzi di governi e istituzioni finanziarie atte a risolverla.

Tra le ragioni del problema previdenziale si considerino innanzitutto l’aumento dell’aspettativa di vita e il declino del tasso di natalità che, soprattutto nei paesi sviluppati, hanno determinato un progressivo invecchiamento della popolazione. Nel 2015 l’aspettativa di vita in Italia era di 84 anni, contro i circa 72 anni del 1970, e un aumento simile è stato registrato in tutta Europa e Stati Uniti. Ciò significa che in futuro la popolazione attiva dovrà farsi carico per lungo tempo di un numero sempre maggiore di pensionati.

Un’altra ragione del deficit del sistema previdenziale è l’andamento del mercato obbligazionario, che negli ultimi anni ha compresso i rendimenti dei titoli di stato verso minimi storici. Basti pensare che il rendimento decennale del BTP è pari a 1.1%, che i rendimenti di grandi economie come la Germania e il Giappone sono negativi e che i rendimenti dei buoni del Tesoro americani sono scesi sotto l’1.4%, toccando un nuovo minimo storico. Alcuni dei più grandi fondi pensione europei stanno rispondendo a questa caduta dei rendimenti dei bond con misure d’emergenza che potrebbero prevedere tagli alle pensioni.

La ragione di questa scelta è da ricercare nella composizione tipica del portafoglio di investimento dei fondi pensione, fatta di obbligazioni governative e obbligazioni indicizzate all’inflazione che hanno l’obiettivo con i loro flussi periodici di andare a coprire gli impegni finanziari del fondo pensione verso i suoi assistiti, ovvero le pensioni. A oggi i rendimenti attesi sul mercato obbligazionario sono sempre più bassi e questo non consente ai fondi pensione di ottenere rendimenti sufficienti per adempiere agli impegni futuri.

Per gestire crescenti impegni pensionistici le aziende hanno bisogno di accantonare capitale extra nei loro fondi pensione, il che significa meno risorse per investire e crescere economicamente e minor remunerazione per gli azionisti, a detrimento delle prospettive di crescita dell’azienda.

Un altro significativo contributo alla crescita del deficit previdenziale è la modalità con cui è stato eseguito finora il calcolo pensionistico.

Il modello pensionistico tradizionale, conosciuto come “sistema retributivo”, garantisce al pensionato un reddito che corrisponde a una percentuale dell’ultimo stipendio percepito prima di andare in pensione. Dal momento che la longevità è aumentata e i rendimenti si sono abbassati, garantire una pensione basata sul sistema retributivo è oggi insostenibile. Questo ha portato la previdenza, genericamente intesa, a spostarsi sul “sistema contributivo” che calcola il futuro reddito da pensione sulla base dei contributi periodici versati dal lavoratore nel corso della sua attività lavorativa. Il sistema contributivo ha lo scopo di spostare il problema del deficit dal sistema previdenziale all’individuo, e questo porta il lavoratore a fare i conti con il gap previdenziale che dovrà affrontare al termine della sua attività lavorativa e quindi con la necessità di risparmiare e pianificare per il futuro.

La soluzione più realistica a questo problema è una corretta pianificazione, che parte dall’identificazione del gap previdenziale (differenza tra reddito da pensione e ultimo reddito da lavoro) e delle risorse economiche necessarie a mantenere il tenore di vita desiderato durante il periodo post-lavorativo. Risorse economiche che vanno accantonate periodicamente durante l’attività lavorativa e investite con una logica di lungo termine  allo scopo di massimizzare i rendimenti e gestire correttamente i rischi. Questo significa un portafoglio di investimento con maggior peso su azionario e obbligazioni ad alto rendimento, bilanciato da una corretta struttura in termini di diversificazione.

A prescindere dalla soluzione, è fondamentale che il lavoratore italiano sviluppi la consapevolezza di un problema da gestire e la disciplina nell’accantonare periodicamente dei risparmi per il suo futuro post lavorativo. In termini di strategia di investimento è impensabile per un risparmiatore affrontare il problema previdenziale con l’investimento in titoli di stato; si impone invece la necessità di spostarsi su investimenti più aggressivi, più diversificati e focalizzati sul lungo termine con attenzione ai costi di gestione.

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