Gli investitori temono sell-off simile a quello dello scorso dicembre

di P. O. Beffy, Chief Economist di Exane Bnp Paribas

La scorsa settimana è stata una settimana abbastanza speciale per me: otto anni fa ho iniziato a lavorare in Exane. Per una strana coincidenza, 8 anni fa ci fu anche il fallimento di Lehman Brothers. Da settembre 2008 abbiamo vissuto uno dei cicli economici e finanziari più interessanti e stressanti dalla seconda guerra mondiale. Otto anni dopo la crisi finanziaria, le autorità non hanno ancora trovato un modo per rilanciare la debole crescita mondiale. L’Europa è sempre più indebolita dall’incertezza politica e dalla lenta ripresa del sistema bancario.

Ma attualmente il principale timore degli investitori europei, che ho avuto modo di incontrare, nelle scorse due settimane, è che possa avvenire un sell-off simile a quello dello scorso dicembre. Alla fine dell’anno scorso, la BCE e la Bank of Japan non modificarono la propria politica mentre la Fed alzò i tassi in un contesto caratterizzato da deboli dati economici. Per questo motivo, la recente debolezza dei dati ISM sul settore manifatturiero e quello dei servizi, il tono più hawkish di Draghi e la prospettiva di un rialzo dei tassi da parte della Fed stanno alimentando le paure degli investitori.

Sono ancora convinto, però, che oggi la situazione sia leggermente diversa. A differenza dell’anno scorso, infatti, la Cina non rappresenta una minaccia nel breve termine mentre il prezzo del petrolio si è stabilizzato intorno a 45-50 dollari al barile. Inoltre, considerando i costanti flussi di capitale in entrata nei paesi emergenti, il proseguimento del rally nel mercato obbligazionario corporate e la relativa stabilità del mercato valutario, le condizioni finanziarie a livello globale dovrebbero continuare ad essere accomodanti. Senza dimenticare che la politica fiscale è moderatamente espansionista a livello globale nel 2016. Per tutti questi motivi, continuiamo a credere che la debolezza dei recenti dati economici sia solo transitoria. Qualunque sia la nostra view, nelle prossime settimane gli investitori dovrebbero mostrare una maggiore sensibilità alla pubblicazione di dati economici particolarmente deludenti.

Sul fronte delle politiche monetarie, dopo essere rimasti delusi dalla BCE, gli investitori credono che anche la Fed potrebbe sorprenderli negativamente. Il nostro scenario base rimane quello di un rialzo dei tassi a dicembre: a nostro parere, i membri dell’FOMC sono divisi (si veda la tabella sottostante) e le attese dei mercati per un aumento dei tassi sono al momento così basse da pensare che un rialzo nella prossima riunione potrebbe rivelarsi una mossa pericolosa per la Fed. Tuttavia, la decisione della Fed sembra molto delicata: nel nostro scenario base la banca centrale statunitense dovrebbe adottare un tono hawkish senza però apportare modifiche alla propria strategia. Tuttavia, un rialzo dei tassi accompagnato da un tono dovish non è uno scenario da escludere.

Rispetto allo scorso dicembre, l’agenda politica è piena di impegni nel breve termine. La maggior parte degli investitori europei guardano con preoccupazione alle condizioni di salute di Hilary Clinton e all’incertezza politica in Europa che potrebbe aumentare con il referendum costituzionale in Italia. La recente esperienza del referendum sul Brexit insegna che bisogna dare minore importanza a quegli “esperti” che sono fortemente convinti sull’esito delle elezioni o di un referendum. I sondaggi in Italia sul referendum prevedono una situazione di parità con un leggero vantaggio del fronte “No” nello scenario base. Negli Stati Uniti, la dinamica dei sondaggi prossimi alle elezioni è solitamente più importante delle probabilità assolute di vittoria dei singoli candidati: per questo motivo, il risultato delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti è più incerto che mai.

Nel complesso, nel breve periodo ci saranno numerose bucce di banane lungo la strada. Non siamo preoccupati per i dati economici, che dovrebbero essere migliori delle attese dopo i recenti risultati deludenti. Tuttavia, anche alla luce del tono più hawkish di Draghi, una Fed meno hawkish dovrebbe accelerare l’appiattimento del curva dei tassi americani e sorprendere un consensus ancora accomodante. Inoltre, l’agenda politica è fitta di appuntamenti nelle prossime 8 settimane e l’incertezza prevale in merito al risultato delle diverse votazioni in programma.

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