Rimbalzano i Pmi manifatturieri europei

A cura di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Sgr
I PMI manifatturieri di settembre migliorano quasi ovunque. L’assenza di sviluppi sulle banche europee pesa sul sentiment. I BTP pagano gli ultimi sondaggi
Inizio settimana a scartamento ridotto, a causa di diffuse festività: i mercati cinesi sono chiusi tutta la settimana per Golden Week, mentre la Germania è chiusa per l’Unificazione. Non che le news siano mancate. Il PMI ufficiali cinesi hanno mostrato sostanziale stabilità, con il manifatturiero appena sotto attese e i servizi leggermente meglio. Peraltro, si sta muovendo qualcosa a livello locale per contrastare il surriscaldamento dell’immobiliare, con l’introduzione di alcune misure restrittive. Al momento appare come qualcosa di blando. Il prossimo scoglio qui sarà la pubblicazione delle riserve valutarie PBOC il 7 ottobre, attese in marginale calo.
Nel week end il Premier inglese May ha dichiarato l’intenzione di richiedere ufficialmente l’uscita dall’Eu entro il primo trimestre del 2017. Ciò ha inflitto una bastonata alla sterlina (parzialmente mitigata dall’ottimo PMI manifatturiero) con corollario di rally del FTSE 100 per festeggiare la svalutazione. E’ sorprendente come i mercati abbiano avuto fin qui una visione positiva di questa faccenda, dopo lo smarrimento iniziale. A giudicare dall’accento dato dal governo inglese alla questione del controllo dell’immigrazione, dubito che le negoziazioni avranno toni particolarmente amichevoli, e che il risultato finale conserverà molto dello status quo.
Venendo alle news sull’attività economica di settembre, le notizie sono, in aggregato, buone. Detto dei PMI cinesi, se il Tankan giapponese ha marginalmente deluso a livello di grandi aziende, i PMI finali europei manifatturieri di settembre mostrano un distinguibile rimbalzo dalla mediocrità di agosto. I deciso miglioramento Italia (51 da 49.8 e vs attese per 50.3) e Spagna 52.3 da 51 vs attese per 51.5), mentre il dato francese viene rivisto marginalmente al rialzo (49.7 da 49.5) e quello tedesco conferma il rimbalzo visto al dato Flash. Il dato Eurozone si conferma al massimo da 3 mesi (52.6), in discreto recupero rispetto al 51.7 di settembre, sebbene indichi sempre una crescita moderata.
Un discorso analogo si può fare per l’ISM manufacturing US di settembre, rimbalzato più delle attese (51.5 da prec 49.1 e vs attese per 50.4), e con la forza confermata dai sottoindici, con i new orders a 55.1 da 49.7 di agosto.
A giudicare dagli ultimi dati, sembra che ad agosto abbiamo assistito ad una pausa temporanea, o a qualche distorsione statistica. Però il Construction spending di agosto ha deluso e ciò può aver un peso  (eventualmente quantificabile in -0.1%) su un GDP US che, partito su attese ben oltre il 3% ora in generale gira intorno al 2.5-2.6%, un po’ poco per controbilanciare il fiasco dei primi 2 trimestri.
Le sorprese positive sul manifatturiero hanno inflitto qualche danno ai bonds globali, che avevano recuperato alla grande le scorse settimane post BOJ e FED. L’azionario sta a sua volta ritracciando in Europa e US parte della forza di venerdi. Da un lato, risente del marginale aumento delle probabilità di un rialzo FED nel 2016, e del rimbalzo dei rendimenti sulle curve. Dall’altro paga l’assenza di sviluppi positivi sul fronte banche (leggi: DB ma anche istituti italiani) nel week end.
Cosi, all’arrivo degli americani sui mercati, sono ripartite le vendite, dopo una mattinata incolore per assenza dei tedeschi. I bond periferici soffrono più di quelli core, trascinati al ribasso da un BTP pesante, che forse paga i più recenti sondaggi sul referendum che danno un vantaggio per il “no”.

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