A cura di Névine Pollini, Senior equity analyst di Ubp
Il 4 ottobre, in seguito ai commenti da falco del governatore della Fed di Richmond, Jeff Lacker, che ha osservato che i tassi d’interesse dovrebbero iniziare a essere rialzati entro la fine dell’anno, l’oro è calato di oltre il 3%, scivolando al di sotto del livello dei 1.300 dollari per oncia. Questa dichiarazione ha infatti causato un’impennata del dollaro e dei rendimenti obbligazionari statunitensi. Inoltre, un report di Bloomberg ha suggerito che la Bce stesse considerando di ridimensionare il suo programma mensile di acquisto titoli da 80 miliardi di euro e di anticiparne la fine rispetto a quanto atteso. Originariamente, il programma sarebbe dovuto finire a marzo 2017.
Anche se rimaniamo molto cauti sull’oro, riteniamo per varie ragioni che il metallo prezioso sia pronto a toccare il fondo per poi risalire. Per un po’ abbiamo creduto che la Federal Reserve ritenesse fosse giunto il momento per un rialzo dei tassi – pertanto l’elemento sorpresa sarebbe diminuito fino al momento del rialzo, nella riunione del FOMC del 14 dicembre, in quanto i mercati stanno prezzando adesso una probabilità del 67,6% che ciò accada. Inoltre, tale normalizzazione probabilmente sarà molto graduale e potrebbe addirittura mancare le aspettative di mercato qualora i dati macro statunitensi si rivelassero deludenti nei prossimi mesi. Inoltre, l’inflazione core è ancora al di sotto del target della Fed del 2%, anche se sappiamo che potrebbe iniziare a salire in maniera contenuta in seguito, tra gli altri fattori, a prezzi del petrolio e a costi del lavoro più elevati.
Quanto all’Europa, sarebbe piuttosto sorprendente se la Bce decidesse di alterare il proprio programma di politica monetaria tanto rapidamente, poiché l’inflazione dell’Eurozona è debole e la crescita è ancora fragile. Vale inoltre la pena notare che il calo dell’oro è stato amplificato dalla mancanza di supporto in termini di acquisti da parte dei mercati cinesi (quello retail e la PBoC), che non sono stati in grado di reagire, rimanendo chiusi per la settimana d’oro. Tuttavia, nonostante ciò, quest’anno non abbiamo visto molto supporto finora dalla domanda fisica in Asia (che è molto price-sensitive), anche se questo è stato un periodo che dovrebbe aver aiutato a sostenere il prezzo dell’oro: l’India è all’inizio della stagione delle festività e dei matrimoni mentre la Cina, solitamente, inizia a fare rifornimento in vista del nuovo anno lunare. Il recente taglio dei tassi da parte della banca centrale indiana (Reserve Bank of India – RBI) e il conseguente impatto sulla rupia di sicuro non aiuteranno il consumo al dettaglio nei prossimi mesi.
Tuttavia, non stiamo escludendo la possibilità che i lingotti ricevano una spinta dai risultati del referendum in Italia previsto per il 4 dicembre, in quanto un esito contrario alle riforme proposte da Renzi potrebbe dare vita a delle turbolenze politiche nell’Eurozona. Anche le preoccupazioni legate ai negoziati sulla Brexit potrebbero sostenere il prezzo dell’oro, specialmente da quando il primo ministro Theresa May ha annunciato di recente che i negoziati formali inizieranno a marzo 2017. Infine, un altro fattore che avrà un impatto sull’oro sarà l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi – una vittoria di Trump darebbe una spinta al metallo giallo, considerate le visioni protezionistiche e isolazionistiche del candidato repubblicano. E’ per questo motivo che la domanda di investimenti sull’oro attraverso gli ETF (solitamente considerati un guadagno facile) è rimasta sorprendentemente stabile, lasciando elevato il totale delle posizioni di ETF sull’oro, a 65,79 milioni di once.
Per il momento, uno dei fattori che potrebbe far cambiare la nostra view cauta ma più costruttiva sull’oro potrebbe essere se la Fed non rialzasse affatto i tassi quest’anno in seguito a dati macro deludenti. Ad ora, però, malgrado i dati non esaltanti ma comunque sani sull’occupazione rilasciati venerdì scorso, le attese circa un’azione della Fed entro la fine dell’anno restano intatte; tutti gli occhi ora sono puntati sul rilascio in serata delle minute della riunione del FOMC di fine settembre.