La forza del dollaro inizia a preoccupare

A cura di Wings Partners Sim

La perdurante forza del dollaro inizia a creare qualche malessere anche ai mercati azionari, con una stagione di risultati aziendali sul fronte americano per ora deludente; il motivo più ricorrentemente citato è proprio la forza del biglietto verde che ha limitato i profitti aziendali mentre al contempo crescono le allerte lanciate dalle case di investimento su una possibile e rilevante correzione nei listini Oltreoceano.

Sono di questo avviso HSBC (che oggi ha lanciato un “allarme rosso”) ma anche Citigroup ed UBS; la sindrome da ansia di ribasso si riflette bene nel mercato delle opzioni con le quotazioni di quelle che proteggono al ribasso che hanno ieri doppiato quelle dedicate al rialzo e con i costi di protezione che hanno, in termini assoluti, toccato un record storico.

Tempesta all’orizzonte? Sicuramente tanta volatilità per questa fine d’anno, un po’ a pareggiare l’eccessiva tranquillità e compiacenza che i mercati hanno dimostrato fino ad oggi in questo 2016. Le materie prime continuano a recepire negativamente la costante ascesa del dollaro, peggiorando visibilmente questa mattina sulla scia dei deludenti dati cinesi.

La mutata percezione del rischio non sembra per ora supportare l’oro, tornato a quotare in area 1.250 dollari per oncia, mentre il petrolio va nuovamente a perdere quota 50 dollari per barile dato che il tanto sbandierato accordo tra paesi OPEC e non OPEC sembra sempre più non valere la carta su cui è scritto; tanto più che nel frattempo la produzione di petrolio ha raggiunto un nuovo record storico, il che rende l’ipotesi di un congelamento agli attuali livelli (come molti vorrebbero, Russia compresa) un atto assai poco utile a sostenere le quotazioni

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