Mercati in attesa delle trimestrali Usa

Di Luca Barillaro (Studio Barillaro)fonte ITConsilum

Mercati azionari ancora nel mezzo del trading range ormai presente dallo scorso Luglio ed incapaci di rompere sia i minimi che i massimi di Agosto/Settembre. Nessun segnale operativo di medio termine dunque ma solo qualche operazione di aggiustamento tattico secondo la solita strategia di vendita sulla forza ed acquisto sulla debolezza.

I dati macro USA confermano ormai il rialzo tassi a Dicembre e se da una parte ciò contribuisce a fare chiarezza rafforzando il dollaro ed allontanando la chiusura forzata dei carry trade sull’euro di cui parlavamo nel report precedente, dall’altra alimenta il sell off sul mercato obbligazionario, mercato nel quale continuiamo a pensare vi sia molto più rischio rispetto all’azionario. Se la curva tassi USA si alza è naturale che a catena si dovranno alzare tutte le altre ed il QE della Bce avrà poco impatto. In altre parole l’Italia non può emettere debito a tassi più bassi di quelli degli USA.

Paradossalmente però il sell off sui bond se è un problema per le masse di retail piene di fondi obbligazionari, è una manna per le banche che strutturalmente rivedono un margine d’interesse in miglioramento sui finanziamenti sopra i sette anni.

Una curva dei tassi che diventa più ripida (aumenti dei tassi a lunga con i tassi a breve fermi) migliora la redditività delle banche, per questo non ci pare casuale il risveglio positivo del comparto bancario europeo nonostante il caso DB non sia ancora risolto. In realtà potremmo assistere ad una tornata di trimestrali positive sui bancari europei che potrebbero premiare i titoli di un comparto che solo nel 2016 ha fatto un -30%.

Da questa settimana la stagionalità torna positiva per l’azionario e da stasera iniziano le trimestrali USA. Il tono di fondo del mercato pare oggi più positivo rispetto a Settembre anche se le incognite legate ad elezioni USA ed al referendum italiano saranno zavorre difficili da eliminare nel breve.

A livello tecnico ciò che conforta è il trend della volatilità implicita che rimane troppo alta rispetto alla storica, segnando un potenziale minimo di mercato di medio periodo ed un probabile uptrend nelle prossime settimane. L’ultimo volta che si è osservata una divergenza così ampia tra storica ed implicita era Febbraio quando poi il mercato recuperò da 15000 a 19000 in un mese.

Riteniamo che visti i rischi sull’obbligazionario i due comparti che rimangono ove dirigere la nostra attenzione saranno azionario e materie prime. Tuttavia sebbene il petrolio paia stabilizzato in area 50 dollari, pensiamo sia più logico sovrappesare i titoli Oil&Gas, mentre il forte calo dell’oro segna un probabile travaso di liquidità dai preziosi verso l’azionario.

Sull’azionario per la prima volta da diversi mesi vediamo un ritorno di flussi in acquisto sull’Europa via Etf. Del resto l’Europa ha i multipli più convenienti e la sua sottoperformance ad oggi è stata più causata da eventi singoli come il caso Deutsche Bank e le discussioni su Portogallo ed Italia.

Nel complesso abbiamo bisogno di chiusure degli indici sopra i massimi del 9 Settembre per poter far scattare un aumento dell’esposizione azionaria di medio periodo, anche se a giudicare dal tono di fondo delle ultime sedute i flussi in acquisto sembrano tornati.

Sarà molto utile osservare come i mercati USA reagiranno alle trimestrali in uscita per capire la loro reale forza (ciò che non deve succedere è vedere trimestrali migliori delle attese ma prezzi in discesa per il sell the news). Per ora continueremo ad implementare la strategia che ha pagato meglio negli ultimi 2 mesi e cioè la vendita di posizioni azionarie tattiche sulla forza ed il loro riacquisto sulla debolezza.

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