Il punto sui mercati di Banca del Piemonte

A cura di Banca del Piemonte

Il fattore su cui si sta concentrando maggiormente l’azione dei mercati è rappresentato, in questa fase, dall’evoluzione sulle curve dei tassi globali: il regime di correlazioni (fra tassi e indici azionari) che si sta delineando potrebbe essere diverso da quello a cui siamo abituati da tempo, con rendimenti in lenta ma progressiva risalita (aiutati anche dalla forza del petrolio e causa al tempo stesso della recente forza del dollaro) e mercati azionari in difficoltà.

Obiettivo fondamentale sarà capire gli effetti che questo regime potrebbe comportare: se la risalita dei rendimenti verrà accompagnata dall’aumento dei tassi reali (ovvero Banche Centrali meno accomodanti), gli esiti potranno essere più negativi (in particolare per l’Equity), mentre si configureranno come neutrali se la ripresa dei rendimenti si assocerà all’ascesa delle aspettative di inflazione.

In questo contesto, continua la fase attuale di progressivo rafforzamento del dollaro: la valuta americana ha trovato vigore dalla diffusione delle Minute del FOMC, nelle quali si è rivelato quanto sia stato dibattuto un rialzo già a settembre e hanno posto solide basi per un rialzo a dicembre, scontato ora dal mercato con percentuali intorno al 65%. D’altra parte, le difficoltà della sterlina hanno trovato un momento di sollievo con l’ammorbidimento dimostrato dal Primo Ministro May, che ha aperto al Parlamento la possibilità di esprimersi sul tema dei negoziati di uscita dall’UE; questo potrebbe teoricamente significare una Brexit dai toni un po’ meno hard, anche se il Governo reclama il mantenimento di un ampio “margine di manovra negoziale”.

Sul fronte azionario, l’attenzione si concentra sulla partenza della stagione delle trimestrali USA: l’avvio non è stato dei più favorevoli, con Alcoa che ha battuto le attese sulla bottom line mentre ha deluso sui ricavi e sulla guidance. Risultato: tonfo del titolo di oltre il 10%.

Nel panorama dei mercati emergenti, spicca il pessimo dato della bilancia commerciale cinese: le esportazioni sono risultate in calo del 10% y/y, risultando molto peggiori delle previsioni. Anche le importazioni hanno segnato un calo (-1.9% y/y), portando così il surplus a soli 41 mld di dollari (vs 53 attesi). Il dato è risultato molto negativo (in termini ad esempio di impatto sul PIL) per un Paese che già deve affrontare altri problemi strutturali, quali, tra gli altri, il surriscaldamento del settore immobiliare, la cui gestione inevitabilmente impatterà sfavorevolmente sulla crescita. Il surplus basso aggrava inoltre il quadro dei flussi di capitale verso la Cina, aumenta le pressioni sullo Yuan (sui minimi contro dollaro, oltre 6.70), alimenta il calo delle riserve cinesi in valuta estera e, in sostanza, segnala che il commercio e la domanda globale forse non sono così forti come tutti credevamo.

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