Le occasioni sul mercato obbligazionario, dagli inflation linked agli emergenti

I rendimenti negativi del comparto obbligazionario su molte scadenze hanno tolto tutte le possibilità di rendimento su questa asset class? A M&G sono convinti di no. Come visto nell’appuntamento di ieri con i “Bond Vigilantes“: i risultati dei loro fondi esposti sul comparto obbligazionario, per ora, danno loro ragione. Jim Leaviss, gestore del fondo M&G Global Macro Bond Fund, dopo aver contato 650 tagli di tassi in giro per il mondo a partire dalla grande crisi finanziaria del 2007/08, vede ora possibilità nel comparto dei bond legati all’inflazione, che ora appaiono a buon mercato a causa della sottovalutazione che il mercato ancora assegna a questa categoria di obbligazioni. Al contrario, “expensive” sono invece i Treasury sttaunitensi. Nel complesso il gestore giudica ormai al tramonto la stagione di tagli dei tassi, con valutazioni del credito ormai poco allettanti, senza contare che il focus sui mercati emergenti è importante, ma necessita di attenta selezione.
Un bond picking che compiono i colleghi James Tomlins (M&G Global Floating Rate High Yield Fund) e Claudia Calich (M&G Emerging Markets Bond Fund). Il primo gestisce un fondo che ha in questo momento un rendimento da distribuzione delle cedole del 4,4% e un rendimento a scadenza del 4,8%: una generazione di reddito grazie al flusso di cedole (in uno scenario di tassi a zero) che limita il rischio di tassi di interesse. L’approccio difensivo porta a privilegiare obbligazioni senior grantite (con tasi di recupero del 60-80%) privilegiando servizi finanziri, tlc e media e sottopesando invece retail, energy e banche.
Infine il comparto emergente, con gli esportatori che traggono vantaggio da valute più economiche, e con fondamentali in fase di stabilizzazione. Del resto la recessione in questi Paesi si sta avvicinando al punto di minimo, anche se le loro performance dipendono pur sempre in gran parte dall’export. E così, da un eventuale rialzo dei tassi Usa a vincere sarebbero Messico e i Paesi dell’Europa dell’Est, mentre Brasile, Turchia e Sudafrica sarebbero i perdenti. E così per ora il fondo è posizionato con il 58% del poratfoglio su debito governativo in valuta forte, il 20,7% in valuta locale, mentre il resto è in corporate in valuta forte (20,7%) e valuta locale (1,7%).  Max Malandra

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