Se l’inflazione rialza la testa…

A cura di Peter Rosenstreich (Had of Market Strategy) e Yann Quelenn (analista) di Swissquote
 
Le attese di un’inflazione americana più alta del previsto (+1,5% su base annua) e soprattutto il fatto che l’inflazione core abbia raggiunto da più di un anno l’obiettivo del 2% ci porta a ritenere che la tendenza dei prezzi sia al rialzo. La stessa Janet Yellen lo scorso venerdì ha dichiarato che sarebbe conveniente considerare i benefici di un’economia ad alta pressione. E questo è esattamente ciò di cui la Fed ha bisogno.
Dal nostro punto di vista, infatti, è ormai chiaro che l’obiettivo di avere un’inflazione al 2% è riduttivo. La banca centrale americana ha bisogno di poter contare su di un’inflazione molto più consistente per poter riuscire a disfarsi dell’enorme debito governativo e crediamo che questo tipo di inflazione stia finalmente arrivando.
Questo spiegherebbe anche il motivo per cui la Fed si è mostrata tanto riluttante a rialzare i tassi negli ultimi anni. Le parole della Yellen non sono risuonate sole. Anche la Bank of England infatti, secondo il Governatore Mark Carney, si sta preparando a lasciare andare l’inflazione per sostenere la crescita economica. La verità è che le banche centrali necessitano di un differenziale importante tra i tassi nominali e quelli reali per poter erodere l’enorme massa di debito ancora in circolazione.
Ecco perchè oggi monitoreremo con grande attenzione ogni sviluppo sul fronte dei prezzi considerando che la loro ripartenza è solo cominciata. Anche i dati europei ci indicano un’accelerazione dell’inflazione nel mese di settembre, per quanto il balzo in avanti sia dovuto principalmente al rincaro dei prezzi del carburante (mentre la core inflation è rimasta piatta).
Certamente ciò non farà cambiare idea alla Bce sul fatto che le dinamiche dei prezzi si siano modificate e pertanto crediamo che ci siano scarse possibilità che la banca centrale europea annunci un qualsivoglia cambiamento alla attuale strategia di politica monetaria nel corso della riunione di questa settimana. L’eurodollaro si sta muovendo in un trading range compreso tra 1.0995 e 1.1060 con il prossimo supporto a 1.0950 che dovrebbe mantenersi saldo almento fino alla conferenza di Mario Draghi giovedi 20 ottobre.

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