Aumenta l’uso del Renminbi, ma le aziende potrebbero non approfittarne

Circa un quarto delle aziende utilizzano la moneta cinese (Renminbi) per gli scambi con la Cina, ma solo alcune riescono a trarre profitto dalle iniziative commerciali promosse del governo cinese nell’ambito del progetto ‘Belt & Road’, come illustra un recente sondaggio di HSBC Commercial Banking.
Intervistando 1.600 decision maker in circa 14 Paesi, la ricerca ha messo in luce che il 24% delle aziende utilizza il RMB. Solo il 41% dei dirigenti interpellati erano a conoscenza delle opportunità dell’iniziativa “Belt & Road”, nome scelto da Pechino per identificare la serie di progetti infrastrutturali destinati a potenziare per circa 2,5 trilioni di dollari i flussi di capitale e il commercio cross-border. Inoltre, solo il 7% delle aziende che ne sono a conoscenza sta lavorando a un piano in tal senso.
“L’iniziativa ‘Belt & Road’ offre enormi opportunità alle aziende che sono in grado di contribuire allo sviluppo e alla creazione delle infrastrutture fisiche, come strade, porti e reti di telecomunicazioni“, ha affermato Marzio Perrelli, CEO di HSBC Bank Italia. “Ma questi sono solo i primi passi. Aumentando la connettività, il progetto ‘Belt & Road’ catalizzerà gli scambi tra più di 65 Paesi, coinvolgendo quasi due terzi della popolazione mondiale. Per le aziende che vogliono crescere e acquisire nuovi clienti, questa è un’interessante opportunità da esplorare”, ha aggiunto.
Il progetto ‘Belt & Road’, inizialmente disposto dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013, si propone di sviluppare due corridoi che collegano la Cina al resto del mondo. La ‘cintura’ si riferisce alle storiche rotte commerciali terrestri meglio conosciute con il termine “Via della Seta” che collegano la Cina, attraverso l’Asia centrale, all’Europa e il Medio Oriente. La ‘strada’ si riferisce invece alle rotte marittime a sud, che collegano la Cina al Sud-Est asiatico, all’India e all’Africa.
Lo scorso anno, le imprese cinesi hanno investito 14,8 miliardi di dollari in 49 Paesi lungo l’asse della ‘New Silk Road’, lavorando su progetti come una ferrovia indonesiana, un polo logistico in Grecia e altre strutture in Bangladesh. La nazionale China Development Bank ha affermato che contribuirà a finanziare il progetto con circa 895 miliardi di dollari.
Sempre secondo il sondaggio, le imprese europee e nordamericane a conoscenza del progetto ‘Belt and Road’ sono attualmente alla ricerca di un vantaggio competitivo.
In Europa, il 12% delle imprese ‘consapevoli’ sta già sviluppando strategie per beneficiare di queste iniziativa, seguite dal Nord America con il 9%. Nella regione Asia-Pacifico, esclusa la Cina, solo il 6% delle imprese ‘consapevoli’ si sta muovendo in questa direzione.
“Il progetto ‘Belt & Road’ rappresenta chiaramente una grande opportunità per l’Europa e l’Italia in particolare. Abbiamo nel nostro Paese esempi eccellenti di aziende specializzate nel settore delle infrastrutture, dotate delle giuste competenze ed esperienze per poter sfruttare al meglio questa opportunità. Il nostro impegno è rivolto a far conoscere a un numero sempre maggiore di aziende il potenziale derivante da questo grande progetto”, ha aggiunto Marzio Perrelli.
Col progredire dell’iniziativa, è probabile che l’utilizzo a livello internazionale del RMB continui a crescere.
“L’inclusione del RMB nel paniere delle valute di riserva del FMI è un importante riconoscimento del ruolo attualmente giocato dalla Cina, la più grande economia al mondo – commenta Marco Bettin, COO della Fondazione Italia Cina e Segretario generale della Camera di Commercio Italo Cinese –. Non dobbiamo pensare però che la crescente attenzione allo Yuan sia una scelta unicamente politica, perché offre nuove opportunità per le operazioni commerciali internazionali. Per le aziende italiane che lavorano con la Cina operare in RMB significa sostanzialmente ridurre i rischi, gestendo le fluttuazioni della valuta, e avvicinarsi al mercato creando un rapporto diretto con i fornitori o la clientela cinese.”
Con l’obiettivo di monitorare la percezione globale del commercio e della valuta cinese, HSBC aveva già commissionato un sondaggio simile a Nielsen nel 2015; considerando l’unico cambiamento – il Brasile è stato sostituito dal Messico nell’elenco dei Paesi coinvolti nell’indagine – dal confronto tra le due survey emerge che il numero di aziende che utilizzano il RMB nel commercio transfrontaliero è aumentato, passando dal 17% al 24%.
Una ragione, riporta il sondaggio, è legata al fatto che utilizzare il RMB sta diventando sempre più facile. Così come stanno evolvendo i regolamenti cinesi in ambito finanziario, anche le imprese si stanno sempre più abituando a utilizzare la moneta come unità di scambio. Gli intervistati hanno confermato, infatti, di avere meno difficoltà nel comprendere la regolamentazione necessaria, muovendo di conseguenza maggiori fondi rispetto al passato.
Per il sondaggio del 2016, HSBC ha intervistato decision maker in Australia, Canada, Cina continentale, Francia, Germania, Hong Kong, Malesia, Messico, Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti, in rappresentanza delle aziende che conducono scambi con e dalla Cina.

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