Le ombre giapponesi non lasciano il mercato al buio

A cura di Morningstar

A dispetto di un’economia che sembra viaggiare a tentoni, il Giappone continua a piacere agli investitori. Nell’ultimo mese (fino al 25 ottobre e calcolato in euro) l’indice Morningstar relativo al Sol levante ha guadagnato il 2,37%, portando a +4,30% la performance da inizio anno.

“Gli operatori mettono da parte le notizie negative che arrivano dal paese e si aggrappano ai segnali positivi, anche se non sono del tutto convincenti”, spiega Gregg Wolper, analista di Morningstar. “Continuano a ragionare nel lungo periodo e fanno affidamento sulle capacità di recupero del Sol levante”.

Il quadro macro
Le ultime notizie arrivate da Tokyo dicono che nel secondo trimestre del 2016 l’economia giapponese è cresciuta dello 0,7% su base annua e dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. All’espansione dell’attività economica hanno contribuito, in particolare, gli investimenti privati nel settore immobiliare (+5%), gli investimenti pubblici (+2,6%) e i consumi privati, che rappresentano circa il 60% del Pil (+0,2%).

Le esportazioni, che nel trimestre precedente erano salite dello 0,6%, hanno registrato un calo dell’1,5%, a causa del progressivo apprezzamento dello yen e della temporanea interruzione della produzione presso alcuni stabilimenti di grandi esportatori come Sony e Toyota in seguito al terremoto del Kyushu dello scorso aprile. Gli investimenti delle aziende, nel frattempo, hanno segnato una riduzione dello 0,1%, mettendo in luce le difficoltà per la terza economia mondiale a lasciare il ciclo alternato di contrazione ed espansione che ha caratterizzato il paese negli ultimi due decenni.

Sul fronte del debito, l’andamento altalenante del Pil ha indotto l’esecutivo a rinviare al 2019 l’introduzione del secondo aumento dell’aliquota sui consumi dall’8% al 10% (inizialmente previsto per ottobre 2015 e più volte rimandato), per non correre il rischio di rovinare irrimediabilmente gli sforzi legati alla ripresa dell’economia. Questo, tuttavia, può aggravare ulteriormente la situazione di forte criticità in cui versa il debito pubblico del paese, che, secondo gli ultimi dati del Fondo monetario internazionale, ha raggiunto il livello record del 246% del Pil al termine dell’anno solare 2015.

L’agenzia di analisi sul merito creditizio Standard & Poor’s, da parte sua, ha abbassato il rating sovrano del paese da AA- ad A+. Alla luce della debolezza del quadro macro-economico, cresce inoltre lo scetticismo sul piano quinquennale di consolidamento fiscale del governo, che ha come obiettivo il raggiungimento dell’avanzo primario del deficit entro il 2020, che presuppone una crescita del Pil nominale del 3% annuo (equivalente a circa il 2% in termini reali). Lo stesso ministero delle Finanze ha messo in luce un certo scetticismo in merito alla realizzazione di un programma (basato principalmente su un incremento delle entrate fiscali) che implica un aumento del Pil considerato eccessivamente ottimistico e, solo in misura minore, su una razionalizzazione della spesa pubblica.

I fondi si fregano le mani
Tutti elementi che, per il momento, non preoccupano gli investitori che hanno in portafoglio fondi dedicati al Giappone. Le due categorie Morningstar dedicate ai fondi del Sol levante (equity big cap e small e medium cap), nell’ultimo mese hanno guadagnato rispettivamente il 2,44% e il 3,59% (2,75% e 3,90% in yen).

L’indice Morningstar Japan nell’ultimo mese

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