Volatilità e tassi a zero: aumenta la sfiducia nei bond

Le variabili politico-economiche che si sono affacciate sui mercati negli ultimi mesi – prime tra tutte le elezioni americane – hanno portato a un incremento della volatilità, spazzando via le speranze di una vigorosa ripresa dei mercati finanziari. L’atteggiamento sempre meno remissivo della FED sembra rendere più prossimo un rialzo dei tassi ufficiale in America e anche la BCE – pur restando ampiamente accomodante – lascia intendere che i rendimenti troppo bassi o negativi sulle scadenze più lunghe non sono più di supporto né all’economia reale né alle aspettative di inflazione.
Nell’attuale contesto macroeconomico, dunque, il giudizio nei confronti dei mercati obbligazionari è mutato significativamente. Gli esperti che hanno partecipato alla quarta edizione del 2016 del Panel Strategist, l’analisi realizzata da AIAF – Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari, appaiono più diffidenti nei confronti dei bond americani, sia governativi che corporate, per i quali la view rispetto al trimestre precedente è passata da leggermente negativa a negativa per i primi e da leggermente positiva a neutrale per i secondi. Migliora invece, anche a fronte della prosecuzione delle misure di QE da parte della BCE, il sentiment sui governativi dell’area Euro, il cui giudizio è passato da negativo a neutrale.
Peggiora anche lo statement sul petrolio, che scende da leggermente positivo a neutrale. Restano, al contrario, del tutto invariati i giudizi sui mercati azionari, che si attestato tutti a positivi e/o debolmente positivi.
Nel portafoglio ottimizzato, nel quarto trimestre 2016 l’equity Italia risulta maggiormente sovrappesata rispetto al passato (4%), in concomitanza con il giudizio positivo degli strategist e a fronte di una risposta proattiva del settore bancario alle decisioni meno accomodanti della FED che ha reso l’indice italiano, composto per lo più da istituti di credito, più attraente in termini di rischio/rendimento.
Si confermano, invece, i sovrappesi sui corporate bond europei (+8,1 bps rispetto al benchmark) e sui bond emergenti (+4bps), a fronte di evidenti sottopesature dei bond governativi americani, italiani ed europei. Dal 24 giugno al 7 ottobre il portafoglio ottimizzato ha registrato un sovra performance di 16bps con un ritorno del 4.523% rispetto al 4.368% del benchmark.
Ha premiato soprattutto l’esposizione ai bond dei mercati emergenti, con un ottimo risultato conseguito grazie alla concomitanza del giudizio positivo e al massimo sovrappeso possibile (doppia rispetto al benchmark). Positivo anche l’apporto dell’azionario europeo (+11bps) e degli altri mercati obbligazionari, specie corporate, nel quale l’ottimizzatore ha collocato la gran parte del sovrappeso del portafoglio (16,2%). Al contrario, la sottoesposizione all’equity Usa rispetto al benchmark e ai mercati emergenti hanno sottratto rendimento rispetto alla performance complessiva.
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