Prepariamoci alla ripresa dell’euro e all’aumento dei rendimenti obbligazionari

A cura di Mark Haefele, Global Chief Investment Officer Wealth Management e Matthew Carter, Global Investment Office, Ubs
A inizio ottobre è cominciato il conto alla rovescia per la decisione della BCE circa il futuro del programma di allentamento quantitativo. L’interrogativo che tutti si pongono è se dopo marzo 2017 la banca centrale continuerà ad acquistare obbligazioni al ritmo di EUR 80 miliardi al mese o comincerà a ridurre gradualmente gli stimoli monetari. Il Presidente Draghi non ha fugato i dubbi dei mercati alla riunione di ottobre e ci chiediamo quindi quale strada deciderà di percorrere. Il CIO si aspetta che il «tapering» abbia inizio l’anno prossimo. Quando la BCE ha varato la sua politica di quantitative easing (QE) a gennaio 2015, l’eurozona era in deflazione (–0,6% a/a) e i prezzi al consumo venivano trascinati al ribasso dalle quotazioni del greggio Brent. Oggi, invece, l’inflazione si attesta allo 0,4%, mentre il petrolio è salito del 9% in euro rispetto ai livelli di un anno fa.
Draghi ha dichiarato che, in virtù del miglioramento delle condizioni sul mercato petrolifero, entro la fine del 2018 o l’inizio del 2019 l’inflazione dovrebbe riportarsi in linea con l’obiettivo previsto dalla BCE nel perseguimento della stabilità dei prezzi, cioè un livello «inferiore ma prossimo al 2%». Alla luce di questa indicazione, la scelta più logica dovrebbe ricadere su un ritiro graduale degli stimoli monetari man mano che le pressioni inflazionistiche aumentano, senza aspettare che sfiorino il 2%.
Quali sono le tre implicazioni principali per i mercati?
1. In questo contesto, l’euro dovrebbe apprezzarsi. Gli aumenti dei prezzi e il robusto avanzo delle partite correnti dovrebbero dare impulso alla moneta unica su base ponderata per l’interscambio, dopo il calo del 7% l’anno scorso. L’euro sarà sostenuto dalla politica monetaria meno espansiva e dal surplus della bilancia con l’estero, mentre il dollaro dovrebbe indebolirsi a causa dell’andamento graduale del ciclo restrittivo della Federal Reserve e dell’espansione del deficit americano con l’estero. Il cambio EURUSD dovrebbe quindi risalire verso 1.20 a 12 mesi.
2. I titoli di Stato dei Paesi «core», come i Bund tedeschi, scontano già una riduzione della liquidità della BCE, ma i rendimenti potrebbero salire ancora. Dai minimi post Brexit, i tassi sul decennale sono aumentati di circa 20 pb a quota 0% e dovrebbero raggiungere lo 0,3% a 12 mesi. Nei nostri portafogli confermiamo dunque il sottopeso nei titoli di Stato con rating elevato.
3. Il CIO è neutrale sull’azionario dell’eurozona in un orizzonte d’investimento tattico a sei mesi. Il rafforzamento della moneta unica potrebbe minare la competitività delle aziende della regione, pesando sugli utili generati all’estero. D’altro canto, una crescita più robusta potrebbe portare con sé un recupero delle vendite sul mercato domestico. Per il momento questi impatti positivi e negativi appaiono in equilibrio tra loro.
L’aumento dell’inflazione e l’irripidimento delle curve dei rendimenti su scala globale potrebbero spingere gli investitori verso i settori value a più alta leva. I nostri strategist hanno recentemente alzato a sovrappeso i titoli finanziari statunitensi e globali, poiché le pressioni sui margini d’interesse potrebbero attenuarsi con il rialzo dei tassi americani. Non siamo, invece, altrettanto ottimisti nei confronti delle banche dell’eurozona, poiché le attuali aspettative di consenso sugli utili non ci sembrano giustificate in assenza di un’accelerazione del credito, una maggiore chiarezza sul fronte dei requisiti regolamentari e ulteriori misure di taglio dei costi.
Draghi ha lasciato intendere che la BCE potrebbe annunciare la sua decisione sul QE alla riunione di dicembre, in concomitanza con la pubblicazione delle nuove previsioni dell’istituto per la crescita e l’inflazione. Una revisione al ribasso delle proiezioni potrebbe far slittare la discussione sul ritiro degli stimoli monetari. Ad ogni modo, in assenza di colpi di scena vediamo tre potenziali implicazioni per gli investimenti, due possibili scenari di tapering e uno scenario di riferimento. Tre, due, uno… inizia il conto alla rovescia per dicembre.
Conclusioni I mercati hanno cominciato a speculare sull’eventuale riduzione del programma di acquisto titoli della BCE. L’inflazione dell’eurozona sembra destinata ad accelerare nel 2017, con il venir meno del contributo negativo del petrolio. Pertanto, lo scenario di riferimento del CIO prevede l’avvio del tapering nel 2017. Consigliamo agli investitori di prepararsi a un apprezzamento dell’euro e a un aumento dei rendimenti obbligazionari. Alcuni settori azionari, in particolare quello finanziario statunitense, potranno beneficiare di un rialzo generalizzato dei tassi e dell’inflazione, che non riguarderà solo l’eurozona.

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