Mercato del credito in Asia, quale approccio dopo vittoria Trump?

A cura di Carl Wong, senior portfolio manager RAM Asia Bond Total Return Fund, RAM AI
Dalla vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane, i Mercati Emergenti hanno attraversato una fase di forte pressione. I mercati del credito asiatico in valuta forte non costituiscono un’eccezione. Gli eventi ci hanno ricordato il Taper Tantrum della Fed nel 2013, con un forte movimento rialzista dei tassi americani. Questa tendenza era già in atto prima delle elezioni statunitensi, di riflesso ai migliori dati ciclici globali, ma è stata esacerbata dalle attese di un maggior stimolo fiscale negli Stati Uniti. Inoltre, le voci di rinegoziazioni dei trattati commerciali e di misure protezionistiche contro alcuni Mercati Emergenti (dalla Cina al Messico) creano maggiore incertezza per l’outlook dell’area.
Nella nostra strategia a ritorno assoluto sull’obbligazionario asiatico abbiamo da settembre un posizionamento difensivo, a seguito della ottima performance post-Brexit e in vista del voto americano, un evento macro di fondamentale importanza. Abbiamo in effetti adottato una strategia barbell, che manterremo almeno fino a inizio 2017: questa prevede un elevato ammontare di liquidità, attorno al 16% del NAV (dati a metà novembre), una duration inferiore a quella dell’indice Jp Morgan Asia Credit, una forte concentrazione in bond investment grade, alcune posizioni su crediti high yield di breve scadenza dettate da ragioni idiosincratiche e per sfruttare il carry.
Outlook. Riteniamo che l’Asia sia meno vulnerabile di altre aree dei Mercati Emergenti rispetto alle possibili conseguenze negative della vittoria di Trump negli USA. Negli ultimi anni, la dipendenza del continente dagli scambi commerciali con gli Stati Uniti è stata ridotta. Inoltre, le banche centrali della regione hanno promesso contromisure nel caso siano necessarie e la maggior parte ha ancora cartucce da sparare (eccezion fatta per la Bank of Japan). Inoltre, le obbligazioni asiatiche tendono a mostrare tassi di default inferiori al resto dei Mercati Emergenti.
Infine, da una prospettiva tecnica, il credito asiatico è in gran parte in mano a investitori asiatici: ciò rende il mercato più resistente ai deflussi dai Mercati Emergenti e da eventi esogeni. Inoltre, a nostro avviso il credito asiatico denominato in valuta forte potrebbe dimostrarsi meno vulnerabile di quello denominato in valuta locale: la rinnovata forza del dollaro americano dovrebbe rendere gli asset denominati in questa valuta allettanti per gli investitori asiatici, attraendo anche gli investitori non disposti a sopportare la volatilità delle divise emergenti.

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