Referendum: un “no” non sarebbe necessariamente un male per i mercati

a cura di Eliezer Ben Zimra, Fund manager Edmond de Rothschild
L’incombente referendum in programma in Italia sulla riforma costituzionale è chiaramente un “sì” o un “no” su Matteo Renzi stesso. Ciò è stato ampiamente preso in considerazione dai mercati finanziari e, in particolare, dai mercati obbligazionari. Lo spread tra rendimenti dei titoli sovrani italiani e quelli tedeschi ha toccato un minimo di 100 bp nel marzo 2016, ma da allora ha allargato in modo significativo di 90bp a causa del ‘no’ che predomina nei sondaggi.
Ma non è sicuro che un “no” porterà alle dimissioni di Renzi, questo dipenderà dalla portata del risultato. Ma anche se Matteo Renzi sarà costretto a dimettersi, riteniamo improbabile vedere nuove elezioni, quanto piuttosto l’arrivo di una amministrazione ad interim tecnocratica fino al 2018, quando sono programmate le nuove elezioni. Questo dovrebbe portare a un periodo di intensa instabilità politica e il “no” è già stato scontato nei prezzi delle attività a rischio. Al momento non abbiamo esposizione verso l’Italia, ma abbiamo intenzione di cambiare la situazione se il “no” dovesse vincere.
Da tenere in considerazione che la riunione della BCE è solo quattro giorni di distanza dalla data del referendum italiano. La Banca Centrale Europea quasi certamente estenderà il suo programma di acquisto del debito che dovrebbe sostenere i finanziari.

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