Il Cfa Italy Sentiment Index torna in positivo

Il sondaggio, svolto da CFA Society Italy presso i suoi soci tra il 20 ed il 31 ottobre 2016, ha rilevato un dato per il Sentiment Index relativo all’attuale situazione dell’economia italiana pari a 16,4, in aumento dal precedente -13,1 del mese scorso (minimo storico). In termini di aspettative sui prossimi sei mesi, invece, torna quindi ad aumentare la percentuale di coloro che si attendono un miglioramento, pari al 32,8% del totale, mentre il 50,8% stima condizioni invariate ed un 16,4% si attende un peggioramento delle condizioni macroeconomiche.

I partecipanti vedono una sostanziale stabilità delle condizioni economiche nell’Area Euro, mentre sono positivi sulle prospettive dell’economia Usa. L’inflazione è vista in ascesa in Europa e, con maggiore probabilità, in aumento negli Stati Uniti. Permangono quindi aspettative di incremento dei tassi di interesse nell’economia nordamericana e, per la prima volta da molti mesi, anche in Europa, sebbene in maniera più contenuta. Sui mercati azionari, sono previsti rialzi dagli attuali livelli per il listino italiano, per gli indici europei e per la borsa statunitense, aspettative in miglioramento rispetto alla passata previsione.

Sulle valute permane l’attesa per un relativo apprezzamento del dollaro USA contro l’Euro mentre lo Yen è visto indebolirsi, nei prossimi sei mesi, contro la moneta unica. Sul petrolio dovrebbe realizzarsi un aumento dei prezzi rispetto alle quotazioni attuali, anche se il 65,5% non si attende variazioni di rilievo.

La parola al gestore: Claudio Catalani, Advisory Desk Specialist, Azimut Capital Management SGR

L’indagine evidenzia una aspettativa di miglioramento economico soprattutto negli Stati Uniti. Questo elemento,favorito anche da una situazione macroeconomica Americana positiva, ha finalmente mosso al rialzo le aspettative inflazionistiche a medio termine. Proprio la possibile ripresa dell’inflazione, sia negli Stati Uniti che in Europa, ha scatenato nelle ultime sedute di borsa la vendita dei titoli governativi a lungo termine e quindi un rialzo dei tassi su questa porzione della Curva. I tassi a breve rimarranno invece stabili nel Vecchio Continente mentre è elevata la probabilità di un loro rialzo negli Stati Uniti.

Questo scenario “divergente” fra Politica Monetaria Europea ed Americana serve a spiegare come mai il “Sondaggio” preveda un rafforzamento del Dollaro contro Euro, fattore che a sua volta avvantaggia, in termini relativi, gli indici azionari Europei rispetto a quelli targati USA. Sempre in ottica azionaria, sul mercato Italiano le aspettative sono positive, in particolare piacciono il settore Bancario (aiutato dal rialzo dei tassi di interesse), quello Meccanico (in miglioramento l’export favorito dall’Euro debole) e quello petrolifero (il greggio si è riportato in area 50 dollari e dovrebbe stabilizzarsi su questi livelli). Sui nostri portafogli, credendo nel rialzo dei tassi a lungo termine, già da tempo siamo scarichi di emissioni governative. Il reddito continuiamo a cercarlo solamente sul segmento Corporate, senza peró restare esposti al rischio tasso. Sull’azionario al momento siamo positivi: questa è una fase in cui la stagionalità è favorevole e vediamo bene soprattutto Europa (incluso Italia) e Giappone (coperto rispetto al cambio).

Tuttavia su questa asset class pensiamo che il valore più importante sia la flessibilità e la velocità di azione anche per reagire a shock esterni che possono influenzare le valutazioni e portare volatilità sul mercato; ricordiamo tutti il referendum sulla Brexit ed a breve affronteremo sia le elezioni Americane che il Referendum Costituzionale in Italia. Sulla componente Satellite dei nostri portafogli, ad aprile siamo entrati sul Real Brasiliano: l’investimento ci ha dato soddisfazione e pensiamo possa esserci ancora valore. Ci piacciono anche i metalli preziosi, in particolare l’oro: quest’ultimo offre sempre un’ ottima diversificazione in termini di rischio e garantisce una protezione rispetto all’inflazione, soprattutto se le Banche Centrali decidessero di far “surriscaldare” l’economia.

cfa

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