Piazza Affari al top in Europa. Il petrolio in salita mette pressione ai bond

A cura di Vincenzo Longo, market strategist di IG

Chiusura in calo per le borse europee in una seduta che ha visto la pubblicazione di diverse cifre macroeconomiche interessanti in Europa. Gli indici PMI del settore manifatturiero ad ottobre hanno mostrato una certa stabilizzazione dell’economia. Più incoraggianti le indicazioni arrivate dal mercato del lavoro, che hanno visto il tasso di disoccupazione scendere ai minimi da luglio 2009, attestandosi al 9,8%. Nel complesso sono state buone anche le indicazioni pervenute dagli Stati Uniti, dove il rialzo delle nuove richieste di sussidi di disoccupazione è stato bilanciato dalla buona lettura dell’indice ISM manifatturiero.

Non sono bastate i rumors riportati da Reuters nel pomeriggio secondo cui la Bce starebbe pensando di prolungare il QE a 80 miliardi al mese per altri sei mesi, oltre la scadenza di marzo. Crediamo che sulle prossime decisioni di Francoforte peserà l’esito degli eventi politici di domenica, che vedranno protagonisti l’Italia con il referendum costituzionale e l’Austria, con le elezioni presidenziali.

Intanto, il protagonista della seduta rimane ancora il petrolio. Il mercato ha continuato a digerire l’accordo raggiunto dall’Opec ieri pomeriggio. Sia il Brent che il WTI hanno messo a segno rialzi del 5%, raggiungendo rispettivamente area 54,40 dollari (massimi da ottobre 2015) e 52 dollari (massimi da ottobre 2016). Proprio grazie al petrolio, che ha messo le ali ad ENI, Piazza Affari si è presa per la terza seduta di fila lo scettro di miglior borsa del continente. Buono lo spunto anche delle banche, anche se in generale il settore ha fatto bene in Europa, grazie ai tassi in rialzo a livello globale.

Il rally del petrolio però sta mettendo pressione al comparto dei titoli a reddito fisso. Oggi i rendimenti sono saliti un po’ su tutti i comparti (governativo e corporate) in scia a delle aspettative inflattive ancora in ripresa. È un elemento questo su cui vale la pena tenere la massima allerta, dato che rialzi violenti e marcati dei rendimenti dei Treasury (oggi il decennale Usa ha toccato rendimenti massimi da un anno) potrebbero portare gli operatori ad abbandonare l’equity, con vendite marcate sull’azionario. In questo momento, ci aspettiamo che un rendimento del Tnote 10 anni tra il 2,90%-3%, possa portare gli operatori a vendere le azioni per spostarsi sui bond. Il rischio rendimento non renderebbe sensata una scelta diversa a quei livelli.

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