Gli investitori temono di più la Fed delle elezioni Usa

A cura di Patrick Moonen, Principal Strategist Multi-Asset di NN Investment Partners

  • Gli investitori sono più preoccupati per un potenziale rialzo dei tassi d’interesse da parte della Fed o per l’inflazione, che non del risultato delle elezioni presidenziali statunitensi
  • Eppure, una grande maggioranza (84%) degli investitori istituzionali crede che una presidenza di Trump possa avere un impatto negativo sui mercati azionari globali

 Stando all’ultimo Risk Rotation Index, uno studio di NN Investment Partners realizzato tramite un sondaggio effettuato da Citigate Dewe Rogerson tra 101 investitori istituzionali internazionali e realizzato a ottobre nel bel mezzo di un’intensa corsa presidenziale senza precedenti, gli investitori istituzionali vedono un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve come la minaccia più grande per i loro portafogli.
Un rialzo dei tassi è visto dal 44% degli intervistati come un rischio significativo per i propri portafogli. A questo segue l’inflazione (43%) mentre le elezioni si classificano al terzo posto (38%). Altri rischi importanti sono la crisi dei Mercati Emergenti (35%) e la Brexit (29%), diversamente da quanto si evinceva nel sondaggio di NN IP di agosto, dove per gli investitori era ancora la Brexit la minaccia più significativa,
Una schiacciante maggioranza degli intervistati, l’84%, si aspetta che l’8 novembre vincerà la candidata democratica, Hillary Clinton. Il 12% ritiene che i due candidati siano troppo ravvicinati per poter dire chi vincerà, mentre solo il 2% crede che il candidato repubblicano, Donald Trump, avrà la meglio e il restante 2% non ha un’opinione al riguardo. I dati dell’indagine potrebbero quindi spiegare come mai le elezioni non sono viste come la possibile minaccia maggiore per gli asset d’investimento: molti investitori contano su una presidenza della Clinton, il che molto probabilmente non dovrebbe avere un impatto rilevante sui mercati finanziari.
Ciononostante, l’esito delle elezioni statunitense resta incerto e non si può escludere una vittoria di Trump. Inoltre, il risultato delle corse di Camera e Senato sarà un significativo fattore determinante dei propositi del prossimo presidente in termini di cambiamento politico.
Solo il 6% degli intervistati ritiene che una presidenza di Trump possa avere un effetto positivo sui mercati azionari globali. Un altro 84% prevede invece un impatto negativo, con il 45% che afferma addirittura che sarebbe “estremamente negativo”. Al contrario, il 58% crede che una presidenza Clinton sarebbe positiva per i mercati azionari globali, mentre solo l’8% si aspetta da un tale esito un impatto negativo.
Guardando all’azionario statunitense nel corso dei prossimi 6/12 mesi, il 12% si aspetta un effetto positivo da una vittoria di Trump, contro un 55% che prevede effetti positivi dall’esito favorevole alla Clinton.
Una vittoria della Clinton costituisce lo scenario base per molti investitori. Dovrebbe infatti portare a una continuità e a una rinnovata attenzione sui fondamentali economici e societari incoraggianti. Un rally di sollievo sarebbe quindi molto probabile in questo caso. Tuttavia, come ci ha insegnato l’esito del referendum sulla Brexit, i sondaggi non devono essere dati per scontati. Gli investitori devono essere comunque preparati per eventuali risultati inaspettati, che potrebbero portare a un iniziale sell-off negli asset rischiosi, specialmente nei Mercati Emergenti.

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