Usa, meglio seguire la corrente

Di Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane Bnp Paribas

La scorsa settimana ho avuto il piacere di incontrare alcuni clienti sulla costa Ovest statunitense. Gli investitori americani hanno un’opinione bull sulle prospettive dell’economia e del mercato azionario USA. In particolare, la maggior parte degli investitori pensa che Trump introdurrà un incentivo per far si che le società americane rimpatrino il capitale detenuto all’estero. Questo, probabilmente, tenderà a rafforzare il dollaro che potrebbe toccare la parità con l’euro nel prossimo anno. Va ricordato che, in media, l’80% del capitale rimpatriato dalle società statunitensi nel 2005 è stato distribuito agli azionisti. Tenendo conto delle poche opportunità presenti nel contesto economico odierno, le società americane potrebbero adottare la stessa strategia nei confronti degli azionisti il prossimo anno.

Fino alla fine del 2016, la maggior parte degli investitori americani è d’accordo nel ritenere che il tema della reflazione sia consensuale e, in linea con la nostra view, credono che i dati economici, sia sull’inflazione che sull’attività economica, continueranno a sorprendere positivamente il consensus nei prossimi mesi. Tuttavia, molti investitori erano interessati alla nostra analisi sul fatto che sia l’inflazione che i leading indicators dovrebbero raggiungere un picco nel primo trimestre del 2017. Questo significa che il tema della reflazione potrebbe perdere consensus a partire dal Q1 2017.

Inoltre, il significativo rialzo dei rendimenti obbligazionari e l’apprezzamento del dollaro hanno reso più restrittive le condizioni finanziarie negli Stati Uniti. Il nostro economista che segue gli USA, JB Pethe, ha calcolato che il nostro indicatore sulle condizioni finanziarie americane ha registrato un calo di 40pb: il contributo negativo derivante dall’apprezzamento del dollaro (-45pb) e dall’aumento dei rendimenti (-45pb) è stato, in parte, compensato da un miglioramento nel mercato creditizio, da un rialzo dei prezzi degli asset e da condizioni bancarie migliori. Il fatto che la FED a breve renderà più restrittiva la sua politica monetaria significa che l’economia USA potrebbe registrare un rallentamento nel secondo e terzo trimestre del 2017.

In un contesto di tal tipo, gli investitori americani si pongono tre domande. In primis, quanto forte può diventare il dollaro prima che ciò abbia impatto sulla competitività dell’economia americana? In secondo luogo, quanto saranno colpiti i profitti delle società dall’aumento dei costi di input (materie prime e retribuzioni)? Terzo, quanto possono aumentare ancora i rendimenti obbligazionari prima che gli investitori azionari comincino a preoccuparsi?

Per quanto riguarda l’apprezzamento del dollaro, se paragoniamo l’attuale bull trend pluriennale del dollaro, siamo al di sotto del 5% del picco fatto registrare a fine anni ’90 / inizio 2000 e del 10% rispetto al picco registrato ad inizio degli anni ’80. Quindi, se il cambio EUR/USD scende al di sotto della parità, il ciclo rialzista in atto da diversi anni sul dollaro sarebbe il ciclo di maggiore durata dai tempi di Bretton Woods. Per quanto riguarda il mercato delle obbligazioni sovrane americane, l’aumento nelle obbligazioni  USA a 10 anni in corso da luglio è di 20bp inferiore alla media tra il 2003 e il 2013. Questo significa che l’aumento dei rendimenti potrebbe essere più contenuto nel breve termine.

In conclusione, ho ricevuto molte domande sulla politica europea. C’era poca preoccupazione sull’esito del referendum italiano. C’era molto interesse sulla politica francese, anche dovuto al fatto che sono francese. Gli investitori americani vogliono capire il rischio Le Pen e vogliono familiarizzare con il programma di Fillon dopo la sorprendente vittoria alle primarie. Qualsiasi possa essere il nostro pensiero, negli Stati Uniti si pensa che l’Europa si trovi in una situazione delicata con rischi politici e bancari all’orizzonte.

Un’ulteriore apprezzamento del 10% del dollaro determinerebbe il ciclo rialzista di maggiore durata dai tempi di Bretton Woods

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