Azioni, bond, emergenti: il punto sulla situazione

A cura di Giuseppe Sersale, strategist Anthilia Sgr
Prese di beneficio di fine settimana sui trend nascenti. Ancora difficoltà per bonds ed emergenti
Dopo l’iniziale panico, e la successiva euforia, continua la fase di vorticosa rotazione di assets, settori e aree geografiche messa in atto dagli investitori nel tentativo di adeguarsi al “brave new world”. Dopo anni di crescita nella migliore delle ipotesi stabile a basso livello, politiche fiscali responsabili e oculate, e massicce politiche monetarie straordinarie, che hanno fatto collassare i tassi e represso la volatilità, ecco che l’avvento di Trump lascia intravedere novità, e costringe la gente a rispolverare il manuale di strategia global macro.
Venerdì abbiamo assistito in generale ad una continuazione dei temi visti emergere da mercoledi in poi, con piccole evoluzioni, via via che il mercato metabolizza nuovi temi:
** i Bonds hanno continuato la loro discesa, travolti dall’ondata reflazionista creata dallo stimolo fiscale abbinato a protezionismo. Ma in Europa la periferia ha sofferto assai di più del resto, presumibilmente mettendo in conto che la vittoria dell’outsider populista sullo status quo in US implichi un aumento del rischio di instabilità politica in Eurozone. Naturalmente il btp è stato il peggiore, col rendimento salito ben oltre il 2% e lo spread sopra 170, a causa dei timori sul referendum. Poi c’erano le aste per oltre 7 bln a gravare sul mercato, più un sospetto di downgrade dell’outlook a opera di S&P, poi smentito (*ITALY AFFIRMED BY S&P, OUTLOOK STABLE). Il grafico dello spread non è confortante ma nel breve forse si può puntare a una stabilizzazione.
** Nuova giornata di passione per gli emergenti, con il future sul MSCI emerging che sembra intenzionato a inanellare il terzo -3 a fila. Come accennato i giorni scorsi, a parte un accelerazione della crescita globale, nessuna delle novità sembra favorevole per un settore che ha visto molti flussi di capitale in entrata negli ultimi mesi
** Sospinto da attese di crescita, inflazione e quindi rialzi dei tassi, eventuale cambio della guardia alla FED, il dollaro continua a marciare, soprattutto con gli emergenti, ma anche ve un € su cui pesa la possibilità che l’ECB, con Trump alla casa bianca, si mostri più prudente, in particolare ora che i rendimenti in salita soddisfano i falchi del governing council, ma inaspriscono le condizioni finanziarie.
** Sull’azionario, l’inizio delle prese di beneficio sui settori benedetti dal piano di Trump (banche per via di tassi e attenuazione regulation, e basic resources e industrials per gli investimenti in infrastrutture in arrivo) non è interamente controbilanciato da rimbalzi dei settori in disgrazia (telecoms e utilities e immobiliare), e ciò crea i presupposti per una correzione di fine settimana in Europa e per il momento anche a Wall Street.
** Sulle commodities, quelle utili alle infrastrutture solo oggi vedono le prime prese di beneficio (rame, acciaio) mentre altre come l’oro (e asset collegati) vedono una fuga precipitosa degli investitori, con presupposti non de tutto chiari. Infatti i preziosi soffrono il rialzo dei tassi ma gradiscono incertezza e inflazione. Debole l’oil anche a causa dell’intenzione di Trump di far raggiungere agli USA l’indipendenza energetica.
Siamo ancora a caldo, tutto sommato, a 3 giorni dalla vittoria di Trump, e sebbene alcuni nuovi trend sembrano delineati, è tardi per entrarvi e conviene aspettare un assestamento. E’ possibile che molti di questi movimenti, pur nella direzione giusta, si prendano più avanti delle pause, perche:
** Trump entrerà in ufficio tra 2 mesi
** Non è ancora ben chiaro quanto di ciò che ha promesso sarà in grado/vorrà davvero realizzare (il suo programma elettorale ha visto numerose modifiche)
Oltre a ciò, in generale mi pare chee il mercato continui a sottovalutare il “lato oscuro” del Presidente Eletto.

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