Occhio alle prossime sorprese politiche europee

A cura di Robert Lind, economista di Capital Group
Sono trascorsi sette anni dal periodo più buio della crisi finanziaria globale, ma l’economia europea continua ad arrancare. Le pressioni deflazionistiche, la crescita economica debole e i rischi politici in aumento pesano sulle prospettive dell’economia europea. Ma è soprattutto il clima politico in Europa, e non solamente nel Regno Unito che si prepara a uscire dall’UE, a creare incertezza nelle altre principali nazioni europee.
I politici di Germania, Francia e Italia stanno riscontrando grosse difficoltà in un contesto in cui la crescita economica è lenta, le passività pensionistiche sono in aumento e i costi della sanità crescono di pari passo con l’invecchiamento della popolazione. Tutti e tre i paesi sono prossimi a importanti elezioni, tra cui il referendum costituzionale fissato in Italia per il mese di dicembre. Se i voti andranno a sfavore del Primo ministro italiano, potremmo assistere alla formazione di un nuovo governo e alla richiesta di abbandonare l’Eurozona. Sarebbe uno shock enorme, con conseguenze ben più gravi di quelle fino ad oggi innescate dalla Brexit e che potrebbe mettere a rischio l’esistenza stessa dell’UE.
Se prima eravamo soliti pensare che l’Eurozona avrebbe registrato una percentuale di crescita tra il 2% e il 2,5% annuo, adesso, in media, il tasso di crescita economica potrebbe essere inferiore a quello evidenziato in passato e il tasso di crescita prospettico non sembra superare l’1-1,5%. Inoltre, questa crescita resta vulnerabile ad eventuali shock inattesi. Qualora, ad esempio, l’economia cinese dovesse indebolirsi ulteriormente o l’economia statunitense dovesse rallentare, le ripercussioni si abbatterebbero sull’Europa in maniera piuttosto rapida.
Cosa si può fare dunque per smuovere la situazione in Europa? Tra i provvedimenti più significativi a disposizione dei governi vi è l’adozione di un approccio più pragmatico alla politica fiscale. Si tratta di un sentiment incoraggiante dopo diversi anni di intensi programmi orientati all’austerità. A mio avviso i leader politici si stanno gradualmente rendendo conto di avere la responsabilità di sostenere le loro economie, soprattutto attraverso una politica fiscale più accomodante.
Sul fronte inflazione dell’Eurozona, che resta nettamente inferiore rispetto all’obiettivo, sono convinto che nei prossimi mesi la BCE deciderà di adottare provvedimenti aggiuntivi, anche se ridurre ulteriormente i tassi in territorio negativo potrebbe non essere più un’opzione possibile. Dunque prevedo che la BCE prorogherà il suo programma di acquisto di obbligazioni oltre marzo 2017, ampliando la gamma di asset disponibili per l’acquisto e, probabilmente, la manovra verrà annunciata già entro la fine dell’anno.
Con l’avvio del 2017, penso che l’Europa evidenzierà una graduale ripresa in termini di crescita economica. Forse non sarà spettacolare, ma dovrebbe essere sufficiente a dare un certo impulso agli utili aziendali. Nel frattempo, se riusciremo a superare gli eventi politici dei prossimi 18 mesi senza ripercussioni negative di rilievo, potremmo assistere a un calo del rischio politico che ha messo in serie difficoltà la ripresa economica dell’Europa.

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