Il rischio nel marketplace lending: in cosa consiste e come lo affrontiamo

A cura dell’Ufficio Studi di BorsadelCredito.it

Sono piene le cronache, anche di questi giorni, di investimenti rischiosi, il cui pericolo, occultato in fase di collocamento di certi prodotti, si è rivelato solo ex post ai danni di risparmiatori ignari (e spesso corresponsabili per non essersi adeguatamente informati). D’altronde, è fatto noto, l’Italia si colloca sempre in fondo alle classifiche sulla cultura finanziaria, come afferma, per esempio, questo studio che la pone dietro a Paesi come Senegal, Benin, Togo, Zambia e Madagascar.

Senza andare troppo indietro nel tempo, basti ricordare i subordinati piazzati dalle Popolari del centro Italia che un anno fa sono state risolte con tanti saluti a chi aveva in portafoglio i titoli – che ha perso tutto – e l’affaire Mps ancora in corso, in cui sarebbero coinvolti 40mila piccoli risparmiatori, a cui erano stati venduti subordinati Tier1 – bond rimborsabili solo a certe condizioni patrimoniali della banca – con tagli minimi da istituzionali (e anche rischi da grandi investitori).

Fare chiarezza sui rischi connessi all’investimento – qualsiasi tipo di investimento contiene una dose di imponderabile, che è doveroso chiarire – è quindi necessario. Il rischio insito nel marketplace lending è in capo ai prestatori, essendo, come prescrive il regolamento di Bankitalia, BorsadelCredito.it solo il canale attraverso sui si mettono in contatto le aziende con i finanziatori. Il rischio è, banalmente, legato all’insolvenza dei richiedenti il prestito: se le rate non vengono pagate si creano ritardi e potenzialmente perdita in conto capitale per chi ha investito il denaro. Un rischio cioè simile, fatte le dovute proporzioni, a quello insito in un fondo di corporate bond.

BorsadelCredito.it stima, prestito per prestito, le perdite attese, ragionando come una sorta di assicurazione. Le stime sono effettuate attraverso il proprio modello di valutazione proprietario, fondato su informazioni quali/quantitative, dati di sistema e big-data. Attualmente la perdita attesa sul portafoglio attuale è di circa il 6% sul capitale erogato in prestiti. Le perdite effettive alla data, invece, sono sotto l’1%, ma considerando che il track record è di solo un anno, sembra ragionevole optare per una stima prudenziale.

Questo livello di rischio viene mitigato con tre azioni da parte di BorsadelCredito.it. La prima è di tipo procedurale e consiste nella selezione, molto attenta, delle aziende a cui prestare denaro: i richiedenti che passano l’esame devono avere almeno un anno di vita e un fatturato di 50mila euro e solidi numeri di bilancio, oltre che una buona riconoscibilità e web reputation. Che vengano premiati solo progetti imprenditoriali sani lo dimostra il fatto che in un anno di attività la percentuale di ritardi sui pagamenti è al di sotto dell’1%. Un secondo pilastro della protezione per l’investitore è la diversificazione: nel profilo gestito – con un paniere costruito da BorsadelCredito.it – si tende all’1%, il che vuol dire che ogni singolo prestito tendenzialmente ha una fetta nel portafoglio dell’investitore non superiore all’1%.

Infine il Fondo di Protezione, che serve a coprire eventuali perdite fino al 6% come nelle stime di cui parlavamo sopra. Il meccanismo è semplice: ogni azienda che viene finanziata paga una quota che BorsadelCredito.it accantona come in un salvadanaio e che serve a costituire un fondo che coprirà eventuali insolvenze. Nel foglio informativo (consultabile qui) è specificato che l’azienda paga per garantire protezione al prestatore una quota che varia in base alla durata del prestito e al merito di credito e va dallo 0,9% al 16,69%: tutte le aziende, nessuna esclusa, contribuiscono alla costituzione del fondo di protezione.

C’è in realtà una quarta e ultima difesa che BorsadelCredito.it offre all’investitore, che è la trasparenza. Se in portafoglio c’è un’azienda che ha un ritardo, questo viene reso immediatamente visibile: sull’anagrafica si accende in semaforo giallo, che rimane acceso fintanto che il pagamento del prestito risulta effettivamente in ritardo. Nelle settimane seguenti BorsadelCredito.it si occuperà di tentare di recuperare il credito, rendendo pubbliche ai propri prestatori le procedure di recupero intraprese, se queste si protraggono oltre i 4 mesi. Se alla fine di questo processo il credito viene considerato irrecuperabile, interviene il Fondo di Protezione: la decisione è personalizzata e varia caso per caso. Il Fondo restituisce al prestatore il solo capitale investito, senza interessi. Un punto di forza ulteriore di questo sistema è che è molto improbabile che il Fondo sia incapiente, cioè non abbia abbastanza fondi per coprire tutte le perdite: sia perché le stime sulle perdite sono molto prudenziali, sia perché, anche nel caso in cui la situazione dovesse ribaltarsi (e le perdite reali dovessero superare quelle effettive) il Fondo viene aggiornato periodicamente in base ai prestiti che vengono via via sottoscritti e dunque può distribuire eventuali rimborsi e scadenzarli nel tempo in modo che tutti siano ripagati adeguatamente.

Il rischio reputazionale connesso è molto elevato per BorsadelCredito.it, pertanto forme di garanzia degli investimenti sono molto importanti. A oggi l’applicazione del Fondo c’è stata in due casi su 230 prestiti erogati. La storia di BorsadelCredito.it è appena iniziata: ma anche andando a guardare storie molto più antiche, come quella di Funding Circle, i numeri ci danno ragione del fatto che il social lending per PMI sia un investimento per profili di rischio moderati, come mostra questo grafico. Pur ricordando che le performance passate non sono garanzia di quelle future, una cosa è certa: i numeri non mentono.

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