Obbligazionario, i quattro temi da seguire dopo vittoria Trump

A cura di Steve Kane, gestore del fondo Metwest Unconstrained Bond Fund di TCW

L’esito inatteso delle elezioni negli Stati Uniti e la conseguente reazione di mercato presentano notevoli somiglianze con il referendum britannico di giugno sull’appartenenza all’Unione Europea. Il voto contro lo status quo e l’establishment ha determinato un verdetto a favore del nazionalismo e a discapito della globalizzazione. Come accaduto con la Brexit, inizialmente sul mercato si è registrato un declino brusco degli asset rischiosi e un aumento della richiesta di investimenti sicuri, come i Treasury. Tuttavia, dopo che l’azionario è sceso nel corso degli scambi after-hours, toccando un calo del 5%, ha rimbalzato fin sopra il livello di chiusura della giornata precedente, provocando una volatilità significativa. Anche i prezzi dei titoli di Stato hanno scambiato mostrando volatilità, in quanto le possibilità di un rialzo dei tassi da parte della Fed a dicembre sono scese al 50%, per poi risalire all’80%. La reazione dei mercati del credito è stata più tenue.

Il nostro outlook di base per i mercati obbligazionari non è cambiato. Continuiamo a temere gli eccessi che si stanno accumulando nei mercati del credito e la diminuzione della capacità delle Banche Centrali di opporsi al peggioramento dei fondamentali. Questo contesto fragile viene ingigantito dalla mancanza di chiarezza circa le politiche di Trump. Per questo, ci aspettiamo di assistere a un aumento della volatilità nel breve termine, con il mercato intento a digerire l’incognita su tasse, regolamentazione, politica fiscale e commerciale, fino a quando non avremo maggiori dettagli sull’amministrazione Trump.

Di conseguenza, siamo riluttanti nel saltare alle conclusioni in base a pochi giorni di scambi dopo l’esito elettorale. Il maggiore impatto immediato sui mercati probabilmente avverrà sul commercio internazionale e su quanto il protezionismo e i dazi influenzeranno il dollaro e i volumi commerciali complessivi. A livello domestico, la vittoria di Trump probabilmente comporterà una minore regolamentazione, tasse più basse in capo alle imprese e deficit e politiche fiscali più aggressive. Più in dettaglio, sono diversi gli sviluppi che seguiremo attentamente:

  1. I mercati stanno scontando un’accelerazione dell’inflazione in futuro. La politica fiscale espansiva, dovuta a spese più elevate per le infrastrutture, avrà impatti inflazionistici positivi e comporterà una maggiore offerta di Treasury volta a finanziare il deficit fiscale più alto. Anche il protezionismo e i dazi più elevati dovrebbero far salire l’inflazione. Il dollaro dovrebbe deprezzarsi a causa delle nuove e più restrittive politiche commerciali.
  2. Continuiamo ad aspettarci che la Fed alzi i tassi nel meeting di dicembre. Ci aspettiamo che il Presidente, Janet Yellen, resti in carica fino al termine del mandato a febbraio 2018. Intanto, due delle sette poltrone del Board sono vacanti e Trump, probabilmente, nominerà dei Governatori più allineati con lui che con Yellen, rendendo il consenso più difficile da raggiungere.
  3. Una Fed più allineata a Trump nei confronti dei pericoli delle politiche di allentamento monetario potrebbe rendere la rimozione del QE più probabile o comunque l’implementazione di nuove misure più difficile, mettendo pressione al rialzo sui tassi di interesse.
  4. Le spese infrastrutturali e le altri misure di stimolo fiscale hanno tempi lunghi, mentre l’impatto dei dazi e delle restrizioni commerciale verrà sentito molto più rapidamente. Anche se alla fine le due cose si compensano, le tempistiche differenti potrebbero aumentare la pressione sui Mercati Emergenti nel breve periodo.

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