Meeting Fed: inizia il countdown

a cura di Ritchie Tuazon, gestore di portafogli obbligazionari di Capital Group

La Fed dovrebbe aumentare il tasso dei Fed Fund dello 0,25%, portandolo in un range tra lo 0,5% e lo 0,75%, ma il 2017 sarà probabilmente un altro anno di politiche monetarie accomodanti. Le iniziative che la Fed adotterà il prossimo anno sono ancora avvolte da una certa variabilità e ci sorprenderebbe assistere a due o tre aumenti, o perfino a un taglio dei tassi. Gli interventi della banca centrale statunitense dipenderanno dai dati economici. Riteniamo, tuttavia, che nel campo dei fondamentali la Fed porterà avanti una politica piuttosto accomodante.

Sul fronte dei tassi di interesse, subito dopo le elezioni presidenziali USA i rendimenti dei titoli a 10 anni sono aumentati di circa 25 punti base rispetto ai livelli precedenti le elezioni. Questo incremento si basa su due fattori. Il primo è che nei prossimi anni la mancanza di esperienza politica di Trump determinerà un aumento dell’incertezza. Ciò significa che gli obbligazionisti dovranno esigere un premio maggiore per la detenzione di titoli di Stato USA. Il secondo motivo è che la spesa in infrastrutture e le riduzioni fiscali che Trump ha messo in agenda potrebbero provocare un ampliamento del deficit di bilancio, che si tradurrà in un incremento dell’offerta di Treasury, e quindi dei rendimenti.

Nonostante queste cause di incremento dei rendimenti, continuiamo a ritenere che i tassi di interesse resteranno piuttosto bassi. Le tendenze protezionistiche di Trump potrebbero essere di ostacolo alla crescita, andando a compensare le voci di spesa fiscale che riuscirà a far passare al Congresso. Inoltre, riteniamo che la Fed aumenterà i tassi di interesse molto gradualmente.

Per quanto riguarda invece l’andamento dell’inflazione, negli ultimi dodici mesi l’inflazione core dei prezzi al consumo (IPC) ha registrato un incremento del 2,2%, avvicinandosi decisamente all’obiettivo di inflazione fissato dalla Fed. Il tasso di disoccupazione, al 4,9% a ottobre, è anch’esso prossimo alla stima di pieno impiego della Fed. Il tasso sui Fed Fund è ancora ben al di sotto dell’1% (il che riduce il costo dei prestiti per aziende e privati), pertanto riteniamo che ci siano tutte le condizioni perché l’inflazione continui ad aumentare.

A nostro avviso la vittoria di Trump non fa che rafforzare le prospettive di inflazione. Qualsiasi modifica degli accordi sugli scambi o sulle tariffe doganali eserciterà una pressione al rialzo sui prezzi all’importazione e l’incremento della spesa pubblica, insieme ai bassi livelli di disoccupazione, stimolerà i salari e, per estensione, l’inflazione.

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