L’asset allocation di Anima dopo l’elezione di Trump

A cura di Anima

Quali saranno gli impatti sui mercati dopo l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti? È solo uno dei temi sul tavolo, in un contesto di cambiamento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali e di un aumento delle aspettative di inflazione. In attesa del referendum in Italia.

L’elezione del presidente degli Stati Uniti, il referendum in Italia, la Brexit, le politiche monetarie delle banche centrali e, soprattutto, il ritorno dell’inflazione: sono questi i principali temi sul tavolo che nei prossimi mesi focalizzeranno l’attenzione degli investitori. Ma se per il referendum nel nostro Paese e per il processo di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea si può parlare di eventi locali, ben diverso è l’impatto degli altri temi. Trump, oltre alla presidenza, ha dalla sua parte un Congresso totalmente repubblicano, sia la Camera sia il Senato. Dal punto di vista dei mercati, la vittoria del tycoon porta con sé incertezza, soprattutto nel breve periodo. In un orizzonte temporale di medio-lungo, invece, è possibile che il trend reflazionistico possa accelerare ed essere positivo per i mercati, specialmente azionari. Per quanto riguarda il mondo obbligazionario, ci troviamo in una fase, iniziata nel corso dell’estate, in cui i rendimenti su scala globale stanno aumentando, seppur gradualmente. Questo processo è stato guidato da un graduale innalzamento delle aspettative di inflazione, come confermano i dati sui prezzi al consumo negli Stati Uniti in miglioramento.

Le motivazioni sono diverse e sono da ricercarsi sostanzialmente in dati macro tutto sommato positivi, nel recupero e nella stabilizzazione delle materie prime, con un riequilibrio della domanda e offerta di petrolio, e nel passaggio di testimone dalle politiche monetarie a quelle fiscali, probabilmente il tema più importante nel contesto attuale. Le banche centrali, infatti, stanno riflettendo su come ridurre lo stimolo monetario e passare il testimone ai governi per sostenere l’economia attraverso politiche fiscali più espansive. I primi a iniziare un graduale restringimento delle condizioni finanziarie sono stati gli Stati Uniti e, grazie al buon andamento del quadro macro, sono i maggiori candidati a un rialzo dei tassi (il prossimo è atteso per dicembre 2016). Pre-elezioni, lo scenario base prevedeva Pil e inflazione in crescita per gli Usa e un sentiero di rialzo dei tassi non brusco: la Fed stessa si aspetta solo due rialzi per l’anno prossimo e un target di lungo periodo più basso che in passato (Grafico 2), al termine del ciclo di restrizione monetaria. L’elezione di Trump potrebbe portare ad uno spostamento verso l’alto delle attese di inflazione e, di conseguenza, della curva dei rendimenti americana, con effetti negativi sui bond a lungo termine e positivi, con riserva, sul mercato azionario Usa.

I settori che possono maggiormente trarre beneficio da questa situazione sono quello finanziario ed energetico; coloro che potrebbero soffrire, invece, sono telecomunicazioni e healthcare. I temi politici terranno banco anche in Europa, con il Referendum italiano da una parte e la Brexit dall’altra.

Il primo è visto come una tappa di un processo riformatore nel nostro Paese. L’incertezza sull’esito si riflette soprattutto in una debolezza, anche se limitata, dello spread e in una maggiore volatilità sui mercati domestici, che potrebbe però anche fornire delle buone occasioni di acquisto. Come già accennato, infatti, la sensazione è che l’appuntamento abbia una portata locale e, infatti, non ha intaccato la view positiva di ANIMA sugli asset più rischiosi, ulteriormente rafforzata nell’ultimo mese. Poi, la Brexit è tornata a essere un tema di attualità, a causa di una virata verso una “hard Brexit” da parte del governo inglese, ovvero la prospettiva di accontentare maggiormente la fascia più intransigente della coalizione politica, che pone un accento maggiore al controllo dell’immigrazione rispetto all’accesso al mercato unico. Dal punto di vista economico, questo potrebbe portare nel lungo periodo dei danni per il Regno Unito e lo si intuisce se si osserva il deficit pubblico britannico e la dipendenza dai capitali esteri, anche per quanto riguarda gli investimenti. Una “hard Brexit” potrebbe, quindi, accelerare una fuga di capitali dal Regno Unito e provocare una debolezza della sterlina. Come per il referendum in Italia, comunque, questo tema sembrerebbe avere più che altro una rilevanza locale.

In questo quadro, la view di ANIMA è di privilegiare moderatamente la classe azionaria. La volatilità data dall’incertezza riguardo le prossime mosse delle banche centrali e dall’esito del referendum in Italia può essere considerata come opportunità di aumento dell’esposizione, all’interno del mondo azionario. Occorrerà, comunque, continuare a monitorare con attenzione le implicazioni sulle aspettative di inflazione e sulle conseguenti politiche delle banche centrali oltre che su eventuali possibili rotazioni settoriali conseguenti e tenere conto del ruolo di Trump come alfiere delle politiche reflazionistiche che hanno cominciato da alcuni mesi a guadagnare credito anche presso parte dell’establishment economico e politico europeo.

Mercati obbligazionari e valute

Europa: prevale la cautela Per quanto riguarda il mercato obbligazionario nel suo complesso, la view di ANIMA è cauta. Sul fronte europeo, viene confermato il giudizio negativo per l’area Core e mantenuta una visione positiva sui titoli periferici. Discorso diverso per l’Italia: la view viene tatticamente abbassata a negativa dalla precedente neutralità, a causa anche dell’incertezza politica sul referendum costituzionale del 4 dicembre, che potrebbe penalizzare lo spread Btp/Bund. Viene confermata, invece, la visione positiva sulle obbligazioni corporate high yield e sui bond emergenti, che offrono il rapporto rischio/rendimento migliore. All’interno dei nostri fondi obbligazionari flessibili, quindi, questi due segmenti restano due asset class sulle quali puntare, fermo restando un atteggiamento selettivo dato dalla possibilità che si presentino rischi di liquidità. Sul fronte valutario, è stato riportato a negativo il giudizio sulla sterlina: la virata del governo inglese in chiave “hard Brexit” pone le premesse per una debolezza della divisa britannica. Riteniamo poi che il cambio eurodollaro continuerà a muoversi all’interno della forchetta dell’ultimo anno, cioè tra 1,05 e 1,15 circa.

Mercati azionari

Europa: occhio alla volatilità Nelle ultime settimane, sui mercati azionari europei si è assistito ad un movimento laterale caratterizzato da una volatilità contenuta. Come ANIMA, ci aspettiamo che questo trend sia destinato a continuare, fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza sulle politiche monetarie e fiscali intraprese da Stati Uniti ed Europa. Nel Vecchio Continente, oltre all’incertezza geopolitica, si segnala che i dati sulla crescita sono rimasti al di sotto delle aspettative e la mancanza di una politica fiscale unitaria per i paesi dell’Unione sta creando delle difficoltà nell’attuare gli stimoli attesi. Nonostante l’aumento del rischio geopolitico creato dalla Brexit, comunque, gli indicatori macroeconomici sull’Europa sono positivi e le le revisioni, nelle ultime settimane, sono state migliori rispetto a quelli statunitensi (Grafico 3); anche il trend sui finanziamenti alle imprese e ai privati rimane positivo confermando una possibile ripresa della congiuntura economica europea. In Europa l’evento politico principale sarà il Referendum Costituzionale in Italia previsto per il 4 dicembre. L’eventuale vittoria del “NO” non dovrebbe avere conseguenze economiche rilevanti per il Paese. Tuttavia, una vittoria del “SÌ” ridurrebbe l’incertezza geopolitica per l’inizio del prossimo anno e aiuterebbe la performance dei titoli bancari e finanziari, che hanno avuto fino ad oggi un rendimento deficitario. A livello di singoli settori, la view di ANIMA è positiva sull’energetico, sui ciclici, su banche e assicurazioni. Visione negativa, invece, sul settore dei beni di base.

Italia: un quadro misto La situazione in Italia continua ad apparire fragile: il contesto macro, sebbene confermi segnali di moderata crescita, non mostra alcun tipo di accelerazione: la Commissione europea prevede, infatti, per il 2017 una crescita del Pil italiano del 0,9%. La situazione del settore bancario appare ancora lontana dal trovare una soluzione definitiva: stando ai dati di Bankitalia, infatti, la proporzione di crediti non performanti rispetto ai prestiti totali è salita dal 10,5% del 2011 al 17,8% del primo trimestre 2016, mentre in Unione Europea, secondo i dati dell’EBA, il livello è del 5,7%. Anche sul fronte interno l’avvicinarsi del referendum costituzionale del 4 dicembre potrà determinare volatilità ed avversione al rischio, anche in considerazione dell’instabilità politica che potrebbe seguire un esito del voto contrario alla riforma. Tuttavia, due fattori remano a favore: in primo luogo, la Bce ritiene che il programma attuale di aiuti stia funzionando come da aspettative, e richiama gli Stati che hanno la possibilità di agire sulla leva fiscale a fornire più sostegno alla crescita e all’inflazione; in secondo luogo, l’apprezzamento del prezzo delle commodity, ripreso nelle ultime settimane, ha implicazioni sulle aspettative di inflazione. La conseguenza è un progressivo rialzo dei rendimenti, con il proseguimento della rotazione settoriale. I tassi in rialzo sono storicamente associati ad una migliore performance del settore finanziario, mentre il rialzo del prezzo delle materie prime va a beneficio del settore energetico. Quindi, le dinamiche esterne e la rotazione settoriale in atto dovrebbero favorire il nostro mercato. In sintesi, sarà di primaria importanza capire se il governo presieduto dal premier Matteo Renzi potrà continuare o meno a governare il Paese. Si conferma un approccio prudente al mercato.

Usa: confermata la visione positiva Il giudizio di ANIMA sull’azionario americano si conferma positivo. La vittoria di Donald Trump ha portato instabilità di breve periodo, ma nel medio-lungo termine la situazione dovrebbe migliorare. Gli occhi sono puntati sul possibile intervento al rialzo sui tassi da parte della Fed e sul rapporto che il nuovo presidente avrà con l’istituto centrale statunitense. Il premio per il rischio è ancora alto ed è a favore dell’investimento in azioni. Se i rendimenti dell parte obbligazionaria, come sembra, dovessero aumentare, supporterebbero la crescita degli utili delle società.

Emergenti: ancora segnali confortanti La view di ANIMA sull’azionario emergente resta costruttiva. Dopo un 2015 caratterizzato da utili riportati al di sotto delle attese e stime per i trimestri seguenti costantemente riviste al ribasso, il 2016 sembra vedere l’inversione di questa tendenza. Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da revisioni positive da parte degli analisti sull’anno 2016 per la prima volta da diversi anni. Prezzi delle commodities al rialzo, una elevata leva operativa, una forte riduzione degli investimenti in capacità produttiva e un eccessivo ribasso delle stime per il 2016 a seguito di un 2015 deludente, potrebbero offrire il contesto ideale per le prime sorprese positive già a partire dalle prossime trimestrali. Un eventuale miglioramento dei margini e della redditività potrebbe fornire supporto alle valutazioni attuali e aprire spazio per un’ulteriore espansione dei multipli. Tuttavia, non sono da escludere interventi di tipo protezionistico di Trump, che potrebbero colpire alcune aree specifiche, come il Messico.

Borse asiatiche: giudizio resta positivo Il giudizio su queste borse resta positivo e ci aspettiamo che il trend prosegua nel medio periodo. I risultati del terzo trimestre dovrebbero segnare il punto di svolta per il mercato giapponese: con la stabilizzazione dello Yen e il dissiparsi delle paure riguardo revisioni degli utili, gli investitori internazionali potrebbero tornare agli acquisti dopo mesi di flussi negativi. Le incertezze politiche ed economiche hanno continuato a mettere sotto pressione lo Yen, nonostante la politica monetaria espansiva del Giappone. Superate le elezioni americane e con minori incertezze sulla decisione di aumento dei tassi della Fed si potrebbe vedere una diminuzione della pressione sulla divisa nipponica e, quindi, sulle stime degli utili societari.

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