Reddito fisso, l’outlook 2017 di Jupiter AM

A cura di Ariel Bezalel, gestore del fondo Jupiter Dynamic Bond Sicav

Dopo un lungo periodo di deflazione, stiamo assistendo al ritorno dell’inflazione nell’economia globale? Anche se a livello mondiale persistono squilibri economici, ci sono elementi concreti che fanno pensare ad un ritorno dell’inflazione nelle economie sviluppate. Indicatori di mercato, come i tassi di breakeven, sono in ripresa in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in Germania, aggiungendo pressione ai rendimenti dei titoli di Stato. In Cina, la crescita economica sta proseguendo e una modesta inflazione si riflette nel recupero dei prezzi delle materie prime, nei salari più alti e nella ripresa del settore dei servizi negli Stati Uniti, ed in Europa, dove le politiche di stimolo della Banca Centrale Europea stanno iniziando a dare i loro frutti. I mercati hanno interpretato il risultato delle presidenziali americane come un ulteriore segnale di ripresa dell’inflazione. Donald Trump è stato esplicito sulla necessità di incrementare la spesa, una misura che ha dichiarato sarà finanziata mediante l’emissione di debito. Un programma di investimenti in infrastrutture di vasta portata finanziato attraverso l’aumento del debito potrebbe aiutare a stimolare l’economia e ad accendere l’inflazione.

Quali sono le possibili implicazioni per i mercati obbligazionari? Il rischio di inflazione è stata una delle principali motivazioni a supporto della nostra recente decisione di diminuire la duration del portafoglio. Ridurre il rischio di duration di oltre la metà ci ha permesso di sopportare la recente pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari. Tuttavia, dalle elezioni USA il mercato dei Treasuries si è risollevato in modo deciso e crediamo che per il prossimo anno possa esserci il rischio di ulteriore instabilità. Una politica della Fed più rigida, seppur in modo graduale, non è uno scenario particolarmente favorevole per un programma di stimolo fiscale aggressivo come quello prospettato da Trump. Paradossalmente, il presidente eletto dovrà fare affidamento sui programmi di acquisto di asset della Banca Centrale Europea e della Bank of Japan per tenere sotto controllo i rendimenti, che porterebbero gli investitori verso i Treasuries per ottenere migliori rendimenti nel momento in cui l’amministrazione cercherà di finanziare il proprio programma di sviluppo delle infrastrutture. Se questo potrebbe aiutare nel breve termine, creerebbe però una certa fragilità nei mercati obbligazionari, che potrebbe facilmente cambiare se la BCE o la BoJ dovessero modificare le loro politiche per ragioni interne o se l’inflazione dovesse davvero tornare ad aumentare. Un altro elemento da seguire con attenzione è il rafforzamento del dollaro, a causa dei rischi a cui espone quei mercati emergenti che emettono gran parte del proprio debito in Dollari USA.

Nonostante il contesto attuale non sia dei più favorevoli, siamo ottimisti circa le opportunità per il futuro. Continuiamo ad utilizzare il nostro mandato senza vincoli di strategia per selezionare quelle che riteniamo essere le migliori opportunità sui mercati obbligazionari globali, cercando al tempo stesso di contenere i rischi. Per quanto riguarda il credito, siamo positivi sulle obbligazioni societarie con scadenze brevi che presentino un buon carry e anche su alcune società che si trovano in ‘situazioni straordinarie’ se vediamo la possibilità di buoni guadagni. Stiamo anche investendo su alcuni mercati emergenti come India e Argentina, due Paesi in cui il contesto politico-economico è favorevole e dove riteniamo sia possibile ottenere buoni rendimenti senza però compromettere la qualità del credito.

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