Azionario globale, i tre principali rischi 2017

A cura di Jason Pidcock, gestore del fondo Jupiter Asia Pacific Income

Già nel corso di quest’anno, ho più volte ribadito che ci sono tre rischi principali per l’azionario globale. Con il 2017 alle porte, rimango della mia idea: i rischi continuano ad essere – senza indicare un ordine di priorità o importanza – l’aumento dei rendimenti obbligazionari e del protezionismo commerciale, e l’ascesa dell’antagonismo politico.

  1. Aumento dei rendimenti obbligazionari

Anche se già da quest’estate i rendimenti obbligazionari hanno cominciato gradualmente a crescere, come molte altri sono rimasto sorpreso nel vedere quanto siano ulteriormente aumentati dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi. Si tratta della rotazione più importante dalle obbligazioni globali a cui abbiamo assistito a partire dal Taper Tantrum del 2013.

Si tratta di una reazione forte all’elezione di un uomo che, in parole povere, non conosciamo ancora molto bene. È possibile che parte dell’ottimismo per la crescita sia ingenuo; rimango piuttosto scettico su quello che Trump riuscirà a fare durante il suo mandato di quattro anni (se poi riuscirà effettivamente a portarlo a termine). I rendimenti obbligazionari e i prezzi delle materie prime potrebbero tornare a diminuire se non si otterrà una crescita maggiore.

Fino ad allora, le strategie azionarie income, come il fondo Jupiter Asia Pacific Income, stanno già sfruttando un altro tipo di evento favorevole: man mano che i rendimenti obbligazionari crescono, gli investitori si allontanano dalle cosiddette azioni “bond-proxy” (cioè ad alto rendimento). I mercati come quello dell’Australia – il più grande mercato azionario ad alto rendimento – sono i primi a soffrirne. Eppure, il mercato australiano può esprimere molto di più di come viene considerato, ovvero un mercato dove soltanto “cercare rendimenti”. Credo che in Australia ci siano alcune delle opportunità di investimento migliori eppure più trascurate al mondo, che oggi vantano valutazioni ancora più interessanti.

  1. Aumento del protezionismo commerciale

Dopo che la Gran Bretagna ha deciso di lasciare l’Unione Europea, il Governo britannico ha iniziato una serie di visite ufficiali in vari Paesi del mondo con il programma “Open for Business” (dovrei aggiungere che non c’è da meravigliarsi se è stato scelto un paese asiatico come destinazione della prima missione commerciale al di fuori dell’Unione Europea). Dal mio punto di vista, si tratta di uno sviluppo positivo e fa da contraltare rispetto alla retorica del protezionismo commerciale degli Stati Uniti.

Il protezionismo commerciale occidentale avrà un impatto sull’Asia, ma i suoi effetti saranno meno pronunciati di quanto si possa immaginare: oltre la metà degli scambi commerciali asiatici avvengono all’interno della regione[1], un dato che non ha rivali anche nella stessa America del Nord. Questo ci dice che se l’Asia un tempo era estremamente dipendente dalla domanda occidentale, oggi questa narrativa è stata velocemente sorpassata da una storia di consumi locali.

Personalmente, preferisco già da tempo le azioni di società di beni di consumo che puntano sul mercato locale, che dovrebbero essere al riparo dall’eventuale aumento del protezionismo commerciale in Occidente. Ciononostante, credo che i principi di libero mercato siano importanti per la crescita complessiva delle economie mondiali.

  1. Aumento dell’antagonismo politico

Quest’anno siamo stati testimoni di una politica degli uomini forti, entrata a pieno regime con le elezioni americane, la Brexit e il numero di elezioni europee/referendum degli ultimi mesi. Tuttavia, è importante dividere gli “uomini forti” della politica in due categorie: quelli che sono antagonisti con l’obiettivo di realizzare vere riforme nei loro paesi, e quelli che sono antagonisti per il gusto di esserlo. Direi che il Presidente delle Filippine Rodrigo Duterte rientra nella prima categoria ed è stato un catalizzatore per il cambiamento effettivo nel suo Paese. Nel breve periodo in cui è stato al potere, ha ottenuto livelli di investimento dalla Cina e dalla Russia senza precedenti. Non condivido le sue dure affermazioni nei confronti dell’amministrazione Obama negli Stati Uniti, ma ha attenuato quelle su Trump. Duterte ha così avuto successo, tanto che le Filippine si stanno avviando ad essere una delle economie a più rapida crescita nel mondo, un trend che dovrebbe proseguire anche nel 2017.

Per concludere, credo che l’aumento dei rendimenti obbligazionari, del protezionismo commerciale e dell’antagonismo politico siano i tre principali fattori di rischio per il mercato azionario globale nel 2017. Mentre questi trend si stanno già manifestando in Occidente, in confronto l’Asia appare come un’oasi di pace. Sono particolarmente ottimista rispetto ai mercati asiatici più sviluppati: recentemente, ho fatto diversi incontri con gli amministratori delegati e i direttori finanziari delle società in cui investo, che mi hanno rassicurato sul fatto che la crescita degli utili proseguirà su una traiettoria stabile anche nel corso del nuovo anno. Questo si deve, in gran parte, al fatto che sono situati in paesi politicamente stabili che vantano economie forti e in crescita.

 

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