Due banche europee che prenderanno strade diverse nell’era Trump

A cura di TrendOnline

Le azioni di Deutsche Bank e della francese Natixis, due titoli con una rilevante esposizione verso gli Stati Uniti, hanno entrambe perso terreno sui listini dall’inizio del 2016, penalizzate come dalle preoccupazioni sulla stabilità finanziaria globale che hanno allontanato gli investitori dal settore bancario nel primo semestre. Altro punto in comune: entrambe hanno messo a segno un buon rally dal giorno dell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, beneficiando come molti dei peer delle attese che il nuovo presidente avrà un approccio più morbido nella regolazione del settore bancario. Ma adesso le strade dei due istituti si potrebbero dividere. A dirlo, Jan Wolter, analista di Credit Suisse, che spiega i motivi per i quali il primo è destinato a rimanere uno dei peggiori del segmento finanziario europeo, mentre il secondo ha tutte le carte in regola per sovraperformare il mercato. Vediamo perché.

Deutsche Bank ha messo a segno un rally del 17% dal giorno dell’elezione di Trump. Ma alla banca tedesca, che resta comunque ancora sotto del 30% dall’inizio dell’anno ad oggi, non basterà il tono conciliante del nuovo presidente in tema di regolazione per sottrarsi alla pesante multa inflitta dal Dipartimento di Giustizia per i titoli tossici legati alla crisi finanziaria del 2008. E secondo Credit Suisse numerosi problemi, a partire dai timori per un prossimo aumento di capitale, continueranno a pesare nel rapporto tra la banca tedesca e gli investitori. La previsione di Wolter, sulla base di una stima della sanzione del DoJ intorno ai 5 miliardi di dollari, è che Deutsche Bank possa trovarsi a dover fronteggiare un aumento da 6 a 8 miliardi di euro per alzare il suo common equity Tier 1 ratio a circa il 13%. Wolter calcola che un aumento di 7 miliardi di dollari ridurrebbe il valore contabile per azione di DB a 30 dollari e porterebbe i suoi multipli verso livelli simili a quelli degli istituti più a rischio.

Ma non tutti da questa parte dell’oceano hanno da temere. La banca d’affari francese Natixis, che dall’inizio dell’anno ha perso circa il 10%, ottiene il 30% dei suoi ricavi e il 40% degli utili negli Stati Uniti e ha dunque tutto il potenziale per essere tra i maggiori beneficiari nel medio termine di un dollaro forte. Un altro vantaggio è che il 65% delle sue attività riguarda aree di business meno vulnerabili alle politiche dei tassi vicini allo zero che hanno messo sotto forte pressione molti titoli del settore negli ultimi trimestri. Da non sottovalutare, infine, una politica di redistribuzione degli utili che ha portato il rendimento del dividendo su livelli intorno all’8%.

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