La marcia della Cina, l’ennesima caduta dell’Italia

A cura di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Sgr
Inizio di settimana opaco per i mercati occidentali, con il circolo vizioso Referendum- banche Italiane che continua a danneggiare il sentiment in Europa.
Inizio settimana opaco sui mercati, in contrasto con la chiusura record di Wall Street venerdi scorso, per la verità in una seduta a orario ridotto che seguiva la festività del Ringraziamento. In realtà la seduta asiatica aveva avuto un andamento composto e costruttivo, principalmente grazie ai mercati cinesi, che continuano a marciare imperturbabili, trainandosi dietro, nell’ultimo periodo, Hong Kong. Varie news nel week end sui media: Il Vice Governatore Yi ha dichiarato che lo yuan resta robusto a fronte delle altre divise che la Banca Centrale usa per fissare il cambio (evidentemente le altre rispetto al Dollaro) e che le riserve valutarie sono “assai adeguate”.
Altri media riportano che la PBOC avrebbe segretamente inasprito le condizioni finanziarie, al fine di contenere il leverage. Infine altre indiscrezioni secondo cui le autorità starebbero studiando nuove misure per contenere i deflussi di capitale, attraverso un maggiore scrutinio delle acquisizioni estere (che c’entri lo slittamento della firma per l’acquisto del Milan?) e la limitazione nelle emissioni di carte di credito dual currency. Vedremo la pubblicazione delle riserve valutarie, il 7 dicembre, che sorprese ci riserverà.
Per il resto, il -4% dell’oil  di venerdi ha impattato sui settori energy dei vari indici, ma gli emergenti hanno avuto un aiuto dalla correzione del dollar index, che ha esordito particolarmente debole stanotte.
Infatti, Tokyo non è stata tra le migliori, con lo Yen in forte recupero sul biglietto verde.
La risk adversion ha preso il sopravvento con l’apertura europea, apparentemente a causa, tanto per cambiare, ad un pezzo del FT in cui si sosteneva che, in caso di vittoria del “NO” sul Referendum Costituzionale, 8 istituti bancari rischierebbero il fallimento.
Non è certo una novità che eventuali dimissioni di Renzi in seguito ad una bocciatura della Riforma manderebbe in stallo i tentativi di trovare una soluzione, almeno fino alla formazione di un nuovo esecutivo. Ne è un segreto che parecchi potenziali investitori nel capitale di Montepaschi hanno rinviato la decisione a dopo il referendum, non avendo intenzione di aderire prima di sapere con chi si troveranno a trattare da Dicembre in poi. E comunque l’eventuale uscita di Renzi apre ad una crisi la cui soluzione non si è ancora ben delineata, mentre è assai probabile che, a chiunque vada l’incarico, si tratterà di un Governo assai più debole e assediato da emergenze (come ad esempio la questione della legge elettorale, inadatta in assenza della riforma).
Tutte cose ben note, che hanno esercitato ampiamente la loro pressione sugli asset italiani ed europei nelle ultime settimane.
Ma il drammatico titolo del FT, che ha trovato ampio risalto sui media nazionali, ha sicuramente offerto lo stesso il catalyst per un altro selloff bancario, che, nel giorno dell’inizio dell’offerta di conversione dei subordinati Montepaschi (e del raggruppamento 20 a 1 delle vecchie azioni) ha visto gli istituti italiani guidare il ribasso. Non deve aver aiutato il rimbalzare, su qualche media minore, del rumour di dimissioni preventive del Premier, per depoliticizzare la consultazione. Dulcis in fundo, l’€ ha aperto in recupero vs $, levando alle borse anche il sostegno di una divisa debole.
La bufera sul FT ha coperto le primarie Francesi, dove Fillon si è aggiudicato la candidatura repubblicana battendo largamente Juppe. Al momento, i sondaggi gli danno un confortevole vantaggio sulla Le Pen, per cui su questo fronte il clima è rimasto tranquillo, per ora.
Dopo un inizio decisamente pesante, l’azionario continentale ha messo a segno un temporaneo rimbalzo, presumibilmente grazie almeno in parte al ritracciamento della divisa unica, che ha rapidamente restituito tutti i progressi della nottata, senza aspettare nemmeno il discorso di Draghi al parlamento Europeo. Scarse le novità da parte del Presidente ECB che ha ricordato che la politica monetaria è stata ed è fondamentale per sostenere la ripresa, e resterà assai accomodante.
Nulla che potesse impattare granchè sul sentiment, e cosi l’azionario europeo ha subito un po’ anche la scarsa vena di Wall Street, chiudendo poco distante dai minimi di seduta, e con il settore bancario europeo in calo di oltre 2 punti (quasi il doppio il settore italiano). Il rimbalzo del petrolio, avvenuto grazie ad un apertura dell’Iraq all’OPEC, è stato abbastanza snobbato dai mercati, cosi come lo era stato il crollo di venerdi. In generale calo i rendimenti dei bonds, anche se in generale gli spread periferici hanno allargato.
Il Dollaro non mi ha dato nemmeno il tempo di bearmi del buon inizio dell’Evening Doji Star evidenziato venerdi ed ha recuperato tutto in giornata. Solo lo yen, ipervenduto per eccellenza, conserva un rimbalzo.
Va detto che, chiudendo sugli attuali livelli, il Dollar Index disegnerebbe un altra figura dal significato ribassista di breve, un “hanging man”. Certo, con Wall Street che, dopo il record di venerdi, al momento lascia sul campo lo 0.24%, attendere le correzioni dei principali  “Trump Trends” comincia ad avere il sapore di “aspettando Godot”. Ciò detto, non siamo nel periodo dell’anno adatto per mostrare impazienza e fare gli eroi.
Lampi di Colore 366

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