Emergenti, la vittoria di Trump non è per forza negativa

a cura di Raiffeisen Capital Management
Dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni USA la situazione rimane incerta considerando che durante la campagna elettorale si è espresso ben poco su molti argomenti, e di conseguenza l’impatto di questo risultato elettorale per gli USA e il mondo intero sono ancora difficili da valutare. Riteniamo che la situazione attuale sia fondamentalmente positiva per i mercati azionari USA, almeno per ora; tuttavia, vediamo un certo rischio di un aumento dei rendimenti negli USA e anche il dollaro dovrebbe apprezzarsi leggermente.
In generale questo quadro dovrebbe essere positivo anche per le azioni e obbligazioni dei paesi emergenti – certamente con alcuni rischi potenziali. Da un lato, le notevoli insicurezze relative alla futura politica di un’amministrazione Trump potrebbero scatenare notevoli oscillazioni dei corsi nelle prossime settimane e mesi. Dall’altro, un rialzo troppo forte del dollaro USA e/o dei rendimenti dei titoli di Stato USA causerebbe probabilmente problemi abbastanza grandi per le azioni, obbligazioni e valute dei paesi emergenti nonché per i prezzi delle materie prime. Almeno è stato quasi sempre così in passato.
Al momento non vediamo nessun motivo per allontanarci dalle nostre prospettive positive di lungo periodo sugli Emerging Markets (azioni e obbligazioni).
Russia – La produzione industriale della Russia a settembre ha sorpreso negativamente. Al posto di un atteso lieve aumento è scesa di quasi l’un per cento. Le vendite al dettaglio hanno avuto, al contrario, un andamento meno negativo del previsto. Di conseguenza, nel terzo trimestre dovrebbero far registrare complessivamente il primo rialzo dalla fine del 2014. Secondo noi, l’economia continua il suo percorso per uscire dalla recessione.
A proposito di sanzioni: Per ora sono falliti i tentativi di alcuni paesi UE (in particolare Germania, Francia e Gran Bretagna) di
adottare ulteriori sanzioni dell’UE contro Mosca per indurre la Russia a cambiare la sua politica in merito alla Siria. Il rublo ha subito poche variazioni, così come il prezzo del petrolio. In compenso ci sono stati pochi movimenti anche per quanto riguarda gli indici azionari. Di fronte alle molte insicurezze (elezioni presidenziali USA, politica della banca centrale USA, riunioni OPEC), gli investitori sono stati particolarmente cauti.
CE3 – Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria – Le economie continuano a crescere
Polonia – La produzione industriale polacca ha di nuovo leggermente ceduto a settembre; per il terzo trimestre ciò significa quindi un lieve calo dell’1% circa rispetto al trimestre precedente. Le vendite al dettaglio sono invece salite notevolmente con un +6,3%; sono state, tuttavia, inferiori alle attese di mercato ancora più positive. Nel complesso, i dati più recenti e gli indicatori anticipatori indicano un andamento congiunturale ancora buono ma, tuttavia, leggermente più debole. Il tasso d’inflazione a settembre è salito oltre le attese al -0,2% p.a., così che la fase deflazionistica potrebbe terminare in anticipo verso la fine dell’anno.
Ungheria – In Ungheria questo è già realtà; a settembre l’inflazione è salita di nuovo oltre lo zero (+0,6% p.a.). Come previsto, la banca centrale ha lasciato invariato il tasso guida allo 0,9%, a sorpresa ha, però, abbassato le riserve obbligatorie minime per il settore bancario. La Commissione europea prevede, intanto, una leggera ripresa della crescita in Ungheria nella seconda metà dell’anno e anche l’anno prossimo, dopo che all’inizio dell’anno gli effetti negativi dei ridotti trasferimenti UE avevano frenato la congiuntura.
Repubblica Ceca – Nella Repubblica Ceca la disoccupazione ha toccato un nuovo minimo annuale. La persistente congiuntura favorevole significa che le aziende ceche hanno sempre più difficoltà a trovare forza lavoro e questo non solo per le attività altamente specializzate. Di conseguenza, i salari potrebbero ulteriormente salire. Da questo punto di vista, sorprende poco che continui ad aumentare anche la fiducia dei consumatori. In questo contesto, l’inflazione potrebbe superare il livello obiettivo del 2% della banca centrale nel terzo trimestre 2017.
A ottobre hanno guadagnato nettamente tutti i mercati azionari dei paesi C3; nella Repubblica Ceca e in Polonia gli indici azionari sono saliti di oltre il 6%, a Budapest addirittura di quasi l’8%.


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