Soprattutto Eurozona nei portafogli de La Française

A cura de La Française

È un paradosso che lo stesso mercato che teme un evento per settimane, lo accolga poi positivamente quando si manifestaIl 2016 sarà probabilmente ricordato come un anno caratterizzato dalle sorprese politiche, innanzitutto sul fonte dei risultati elettorali, ma anche e soprattutto per la reazione dei mercati. Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti contro ogni aspettativa: un esito che, stando ai commenti delle diverse banche d’investimento prima dell’elezione, avrebbe dovuto incidere negativamente sui mercati, ha finito per far salire le borse perché visto accelerare il movimento di reflazione.

Questo andamento è destinato a durare? Probabilmente sì, fintanto che i dati sulla crescita restano robusti, come avviene da diverse settimane negli Stati Uniti, nonché in Europa e in Cina. Per la prima volta da molto tempo, sono presenti i diversi elementi necessari a una correzione obbligazionaria: banche centrali meno accomodanti, politica di bilancio espansionista negli USA ed effetti base positivi dell’inflazione. Persino l’Opec è oggi un fattore di sostegno al rialzo dei tassi!

Non bisogna però nemmeno lasciarsi prendere dall’euforia e considerare che gli asset obbligazionari core non abbiano più alcun valore. Le ragioni alla base del basso livello dei tassi rimangono importanti e continueranno a pesare nei mesi a venire; l’eccesso di risparmio resta un dato di fatto, la crescita globale si attesta attorno al 3%, i livelli d’indebitamento permangono elevati e l’inflazione core resta anch’essa su livelli storicamente deboli senza mostrare dinamiche rialziste.
È probabile che ad un certo punto questi elementi torneranno in primo piano, limitando così il potenziale di rialzo dei tassi.

Il referendum italiano è stato l’altro evento chiave delle ultime settimane, davanti al quale ancora una volta la reazione dei mercati è stata estremamente modesta. Nessun fenomeno di panico, mercati azionari in rialzo e differenziale tra tassi italiani e tedeschi quasi stabile nel corso della giornata. Questa buona tenuta dei mercati rispetto al rischio politico potrebbe però smettere di essere una costante se i voti di protesta continueranno a proliferare nel 2017.

In questo contesto, abbiamo neutralizzato la nostra posizione negativa sui tassi americani, conservando però quella sui tassi europei. Anche l’esposizione ai bonds inflation linked è stata ridotta significativamente. Le nostre esposizioni azionarie restano invece leggermente inferiori a quelle dei benchmark, privilegiando sempre le azioni europee, che in futuro dovrebbero trarre vantaggio dall’indebolimento dell’euro.

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