La Cina, secondo le ultime indicazioni dei Beige Book, ha registrato un inatteso miglioramento del Pil. Il rapporto evidenzia un quarto trimestre positivo per il settore dell’industria, con un avanzamento in ricavi, profitti, occupati e investimenti che promette bene in vista della pubblicazione dei dati complessivi del 2016. Tra le note negative del rapporto, invece, si continuano a evidenziare le consuete di un eccessivo indebitamento rispetto ai flussi di cassa, livelli elevati delle scorte e problematiche potenziali in un settore dell’alluminio, che resta in una situazione di eccedenza produttiva.
Gli economisti avevano già rivisto al rialzo le previsioni di crescita cinesi, benché il prossimo anno il supporto di spesa pubblica e politiche monetarie potrebbe essere meno invasivo, risultando in un ulteriore rallentamento dell’espansione del Pil, che dovrebbe fermarsi al 6,4% nel 2017.
In questo contesto l’entusiasmo che ha caratterizzato la seconda metà dell’anno potrebbe lasciar spazio ad una nuova fase di apprensione, data anche una Fed meno accomodante che potrebbe mettere sotto pressione lo yuan cinese e far riprendere un deflusso di capitali, con conseguente calo delle disponibilità di liquidità. I tassi interbancari a 3 mesi, noti come Shibor, sono già saliti per 50 sedute consecutive, sui massimi da 18 mesi, in una situazione di tensione che potrebbe protrarsi sino alla ripresa delle attività dopo le festività del Nuovo Anno Lunare (mercati locali chiusi tra il 27 gennaio ed il 2 febbraio 2017).
Da tenere in considerazione anche la risalita dei prezzi del petrolio che potrebbe impattare negativamente sull’economia locale, riducendo il surplus della bilancia commerciale e amplificando i problemi legati ai flussi di cassa per coprire i passivi delle aziende locali.
Tuttavia dubbi anche sulle possibilità di importanti rialzi del greggio, dato che la domanda quest’anno è stata molto elevata proprio per l’accumulo di scorte di natura strategica della Cina: non è detto che il prossimo anno gli acquisti del Dragone non subiscano un ridimensionamento. Questo scenario sarebbe negativo per le quotazioni del petrolio, al momento sostenute dalla prospettiva di una riduzione dell’output dei Paesi produttori, che potrebbe però essere contrastata dalla diminuzione dei consumi, limitando sostanzialmente le possibilità di rialzo dei prezzi per il 2017.