Global Corporate Capex Survey: Eni unica italiana tra i top spender non finanziari

Dal Global Corporate Capex Survey 2015 di Standard&Poor’s emerge che tra i 60 capex top spender (non finanziari) a livello globale l’unica società italiana è Eni con 12,9 miliardi di dollari nel 2014. Il gruppo petrolifero rientra poi anche tra i primi 20 capex top spender in Europa occidentale insieme ad Enel (con 7,3 miliardi di dollari).

Nel dettaglio, nella ricerca di S&P si mette poi in evidenza come il capex delle società non finanziarie scenderà per il terzo anno consecutivo, rispettivamente con un calo dell’ 1% quest’anno e del 4% il prossimo anno. Il capex aziendale a livello globale sta lottando per far fronte alla crisi del capex nelle settore delle commodity.

Energia e materiali (inclusi oil&gas, metalli e settore minerario) rappresentavano il 39% degli investimenti globali nel 2014, e si prevede che la loro spesa in conto capitale nel 2015 scenderà del 14%, seguito da un ulteriore 5% l’anno prossimo.

Ci sono prospettive più rosee in altri settori, con un ampio rialzo nel capex previsto per quest’anno, guidato da IT, automotive, healthcare e telecomunicazioni. Di conseguenza, la spesa globale in conto capitale, escludendo energia e materiali, dovrebbe crescere dell’8% nel 2015. Se questo avverrà, assisteremo alla prima crescita positiva dal 2012. L’ottimismo non si estende ancora al capex per il 2016, ma molti settori sembrano ora disposti a riprendere la crescita del capex. Questo può essere l’inizio di una ripresa più sostenuta del capex che può superare il declino nel settore delle materie prime.

Rimane tuttavia il dilemma sul perché la crescita del capex non sia più forte, soprattutto perché l’indagine di Standard & Poor’s ha coinvolto aziende con 4.400 miliardi di dollari di disponibilità liquide a bilancio. Attribuire la colpa ai buyback – una tendenza in gran parte del Nord America – e al focus del management sulle performance azionarie sarebbe sbagliato, secondo S&P’s.

Sono altri i fattori in gioco: il capex è stato limitato dai trend operativi deboli, i settori che dispongono di maggiore liquidità (tech, auto) potrebbero non essere nella posizione migliore per incrementare gli investimenti e gli investimenti tradizionali nell’industria pesante sono sempre meno diffusi.

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