Ancora positivi sull’Europa: la view di Amundi

A cura di Amundi Am
La nostra prospettiva di medio-lungo termine sul mercato azionario europeo rimane positiva, in quanto beneficia di numerosi fattori di stimolo. Il contesto economico e finanziario rimane volatile e riteniamo che una forte correzione sia ancora possibile, ma questo non mette in discussione la nostra strategia di investimento azionaria, sull’Eurozona in particolare, ma anche a livello globale (per esempio azionario giapponese e statunitense). Vediamo ora in dettaglio gli impatti delle recenti vicende sui vari portafogli.
Portafogli Fixed Income
In questo contesto, la reazione dei mercati obbligazionari è stata caratterizzata da un calo delle attività rischiose, da volatilità significativa e da un uso estremamente limitato di beni rifugio, come ad esempio i titoli sovrani, ad eccezione dei titoli del Tesoro USA, che lunedì hanno chiuso con rendimenti leggermente più elevati. I titoli sovrani dei Paesi periferici si stanno rivelando abbastanza resilienti. Per quanto riguarda il credito, i timori si sono maggiormente concentrati sui derivati piuttosto che sulla liquidità, inclusi i titoli ad elevato rendimento (high yield).
La liquidità non si è deteriorata significativamente: per esempio, i flussi sono stati convertiti in strumenti ad alto rendimento senza alcun impatto significativo sui prezzi. Al contrario, gli strumenti forex hanno dimostrato maggiore volatilità, in particolar modo nei mercati emergenti (ciò è dovuto alla crescita dell’euro, oltre che alle aspettative circa i tassi di interesse a breve termine USD). In termini di prospettive, il rischio maggiore nel lungo periodo sarebbe da ricondurre al fatto che gli investitori possano cominciare a credere che la crescita globale rallenti in modo significativo e che vi possa essere nuovamente rischio deflazionistico. In un tale contesto, i titoli di credito potrebbero potenzialmente perdere di valore, seguiti a catena da tutte le altre asset class a reddito fisso a causa dei timori circa il peso del debito.
Ad oggi, le condizioni affinché si palesi lo scenario appena descritto non si sono verificate. Per quanto riguarda il credito, l’ancora possibile intervento della BCE per includere questa classe di attivo nei suoi acquisti, è tra le contromisure che potrebbero minimizzare la tendenza ad alleggerire le posizioni. Allo stato attuale, intendiamo mantenere invariata la duration dei portafogli sui mercati core, senza aumentare le posizioni in titoli più a rischio, e mantenendo quelle sugli attivi considerati più liquidi e che rientrano nell’ambito della politica di liquidità, implementata da inizio estate.
Portafogli Azionari
Durante l’estate, la stagione degli utili del primo semestre ha rafforzato le nostre aspettative, già positive circa il miglioramento dei fondamentali sia nell’Eurozona che in Giappone. Di conseguenza, gli utili sono aumentati in modo significativo e le aspettative per il 2015 sono state riviste leggermente al rialzo. Più che mai, ci aspettiamo per quest’anno una crescita a due cifre dei profitti in queste aree geografiche. Tuttavia, in Giappone e nell’Eurozona, il deprezzamento della valuta, piuttosto che i tassi di interesse o i prezzi del petrolio più bassi, stanno giocando un ruolo chiave in questo trend.
Il marcato deterioramento della crescita cinese, che è stato sufficientemente ampio al punto da mettere in pericolo il livello minimo di crescita globale del 3% necessario per mantenere la rotta, è coinciso, con il brusco ri-apprezzamento dell’euro e dello yen rispetto a tutte le altre valute; ciò non ha fatto altro che innescare scintille sul mercato, le cui valutazioni erano già state messe a dura prova dopo alcuni forti rally. La portata e la velocità della correzione degli ultimi giorni sono state sorprendenti, ma ciò non deve essere interpretato come un’inversione definitiva di tendenza. La maggior parte della pressione a vendere è attribuibile agli investitori di breve termine o a posizioni «strutturate», con una propensione al rischio molto bassa; quest’ultimo è il motivo per cui, negli ultimi giorni, la maggior parte del movimento si è registrato per effetto di vendite di derivati a diverse scadenze e non per effetto di vendite di azioni.
Gli investitori finali hanno buone ragioni per mantenere le loro attuali posizioni perché, innanzi tutto, il peggioramento delle prospettive economiche rafforza chiaramente la longevità di un mondo nel quale i rendimenti obbligazionari sono bassi e, in secondo luogo perché l’entità della correzione ha condotto ad interessanti valutazioni (mercati emergenti) e rendimenti (in Europa i dividendi si aggirano intorno al 4%). Tuttavia, i temi d’investimento stanno cambiando. L’aspettativa circa un’accelerazione della crescita e/o dell’inflazione è svanita, pertanto stiamo tornando all’approccio adottato all’inizio di quest’anno: una preferenza per i titoli che non sono eccessivamente ciclici, in quanto possono apportare benefici in un contesto di tassi di interesse estremamente bassi, e beneficiare della resilienza dei consumatori in quelle aree geografiche che importano materie prime (commodity).
Nonostante ci si attenda un arresto del declino dell’euro e dello yen, a scapito degli esportatori, il calo delle materie prime incrementa il potere d’acquisto delle famiglie. Infine, come è già stato detto più volte nel corso dell’ultimo mese, l’era della volatilità troppo bassa è oramai terminata. I cosiddetti «fattori protettivi» dell’economia, in particolare le banche centrali in grado di guidare il mondo della finanza, la Cina capace di capeggiare la crescita globale e l’OPEC in grado di determinare il prezzo del petrolio, sono ancora al lavoro, anche se non abbiamo grandi aspettative in merito. Questi importanti player non hanno perso di vista i loro obiettivi, ma non hanno un completo controllo, soprattutto quando si tratta dell’imprevedibile mercato forex. Nella veste di investitori, noi siamo doppiamente prudenti rispetto a prima, in quanto in questa fase le valute estere offrono potenziali opportunità così come presentano rischi.
Portafogli Multi Asset
Nel corso dell’estate molti sono stati i fattori di preoccupazione: il peggioramento dell’economia cinese sta preoccupando ulteriormente gli investitori, ora che la svalutazione dello Yuan è stata interpretata come un ulteriore segnale di deterioramento che potrebbe influenzare la crescita globale. Lo sprofondamento del valore delle commodity e la volatilità del mercato valutario stanno alimentando i timori sui mercati emergenti, come l’eccesso di offerta sul mercato del petrolio che sta incrementando le pressioni deflazionistiche.
Al centro delle preoccupazioni vi è chiaramente la Cina, ma crediamo che vi sia troppa apprensione: non è prevista un’ulteriore caduta dello Yaun, il mercato immobiliare sta ben tenendo, e nuove politiche e misure macroeconomiche di stimolo sono attese da parte del governo. Il recente panico dovrebbe arrestarsi in poco tempo, e nel caso in cui dovesse prolungarsi, ci si attende che l’Eurostoxx 50 raggiunga un livello di supporto a circa 3.000 punti.
Riteniamo che i mercati europei siano caduti troppo e troppo velocemente, mentre i fondamentali rimangono I bassi tassi di interesse, gli interventi delle banche centrali, la riduzione del prezzo delle commodity, le nuove politiche a favore della ripresa economica, ecc., sono tutti fattori che supportano la crescita globale, in particolare quella dell’Eurozona. Per concludere, la correzione in atto ha quasi raggiunto il suo punto di massimo, ora siamo ad un buon livello per effettuare investimenti di medio-lungo periodo su asset rischiosi. positivi.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!