L’Europa prova a rialzare la testa. Borse asiatiche in altalena

Partenza moderatamente positiva per le Borse europee con l’indice Ftse Mib in salita dell’1% circa.

Dopo che Wall Street è scivolata in correzione (i tre principali indici newyorkesi hanno registrato perdite intorno al 3%), lo Shanghai Composite ha aperto la seduta con un crollo del 4,6% in scia alla terribile giornata di martedì condizionata da dati macroeconomici che hanno confermato per l’ennesima volta il rallentamento della crescita dell’economia di Pechino.
Nella seconda parte della seduta, però, probabilmente grazie al guadagno prossimo all’1% dei future di Dow Jones e S&P 500, i listini cinesi hanno recuperato significativamente terreno, pur restando in territorio negativo. E anche gli altri mercati asiatici hanno ridotto le perdite. Nove società di brokeraggio cinesi hanno promesso fondi aggiuntivi del valore di oltre 30 miliardi di yuan (circa 4,2 miliardi di euro) per acquistare titoli delle quotate. Lo scrive Reuters citando il China Securities Journal. Si tratta dell’ennesima mossa, che arriva dopo un simile intervento comunicato martedì dal Shanghai Stock Exchange, mirata a porre un freno al sell-off che da tempo si sta abbattendo sui mercati della Cina continentale. Shanghai Shenzhen Csi 300, Shanghai Composite e Shenzhen Composite hanno sfiorato la parità per poi tornare a perdere oltre l’1% confermando l’estrema volatilità dei listini cinesi.

Il recupero ha invece premiato Sydney, che alla fine della seduta ha fatto segnare un progresso dello 0,10% per l’indice S&P/ASX 200 (che aveva aperto in flessione dell’1,5%), nonostante il deludente dato sul Pil.
Secondo i dati riportati dall’Australian Bureau of Statistics, nel secondo trimestre l’economia del Paese oceanico ha segnato un progresso del 2,0% su base annuale, in calo dal 2,3% del primo trimestre e peggio del 2,2% atteso dagli economisti. Si tratta della lettura più debole dal terzo trimestre del 2013 (in quello che comunque è il 24esimo anno consecutivo di crescita per l’economia australiana).
Su base trimestrale, il Pil australiano è cresciuto di appena lo 0,2% dopo lo 0,9% del primo trimestre e contro lo 0,4% del consensus. Dopo tre sedute il petrolio ha visto finire il suo rally e l’impatto si è sentito sui titoli australiani del settore energy. Male anche il minerario.
Non è riuscito invece il ritorno in territorio positivo per Tokyo. Il Nikkei 225 ha infatti chiuso in declino dello 0,39% dopo avere aperto con una flessione di circa l’1,70% la seduta. Il recupero era stato tentato, e l’indice aveva fatto segnare temporaneamente il segno più, grazie al balzo di quasi il 3% dei pezzi da novanta Fast Retailing e Fanuc, ma alla fine ha vinto il pessimismo.
Da segnalare l’ennesimo capitombolo di Toshiba, che ha perso il 3,79% sull’ipotesi di delisting ventilata da Masahiko Shibayama, responsabile economico del Partito liberaldemocratico nipponico. Lunedì la conglomerata giapponese aveva nuovamente posticipato la presentazione di risultati al prossimo 7 settembre, dopo che in maggio era arrivato il primo rinvio in seguito a uno scandalo contabile (dal 2008 al 2014 gli utili operativi sarebbero stati gonfiati di 151,8 miliardi di yen, pari a oltre 1,1 miliardi di euro) che ha portato in luglio alle dimissioni del chief executive Hisao Tanaka insieme ad altri sette membri del board.
Chiude invece in positivo, seppure con un modesto 0,05% di guadagno per il Kospi, la piazza di Seoul. Mentre Hong Kong si muove su perdite intorno al mezzo punto percentuale.

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