Fed, probabile rialzo tassi entro fine anno

A cura di Hans Bevers, Senior Economist, Petercam

Le recenti preoccupazioni circa l’economia cinese hanno causato molte turbolenze sui mercati finanziari, portando alcuni operatori a temere un’importante crisi economica. Sebbene i rischi di ribasso siano sostanziali, riteniamo che la ripresa globale non si interromperà bruscamente, anzi, continuerà a un ritmo moderato. La riduzione del commercio a livello mondiale verificatosi nel periodo primaverile ha visto un’inversione di rotta e la recente evoluzione sembra destinata a continuare. Il crollo dei prezzi delle materie prime, poi, sebbene negativo per diversi Paesi, dovrebbe invece sostenere l’attività economica in molti altri. L’inflazione core,inoltre, è ancora modesta ed è improbabile che acceleri repentinamente; pertanto, in futuro, la politica monetaria globale continuerà ad essere molto espansiva.

Negli Stati Uniti, dopo il rallentamento della crescita nei primi mesi dell’anno (principalmente legato a fattori temporanei), l’attività economica ha accelerato nel periodo primaverile (+3,7% su base trimestrale). Gli indicatori anticipatori hanno resistito piuttosto bene nel corso dell’estate, con una solida fiducia dei consumatori e del settore dei servizi. Inoltre, i dati che arrivano continuano a confermare il nostro scenario che vede una ripresa in atto (grafico 1). La ripresa del mercato del lavoro continua. Nella prima metà dell’anno sono stati creati in media 211 mila nuovi posti di lavoro al mese e i dati restano positivi. In aggiunta a ciò, tutti gli altri indicatori, tra cui quelli relativi alle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione e alle offerte di lavoro, lasciano supporre un ulteriore rafforzamento del mercato del lavoro.

L’inflazione headline, attualmente allo 0,2%, sembra destinata a replicare la volatilità verificatasi sui prezzi del petrolio. In realtà è più utile guardare alle misure relative all’inflazione sottostante. Con l’inflazione core all’1,8% e l’inflazione PCE (spese per i consumi) core all’1,2%, l’inflazione sottostante resta al di sotto del target del 2% della Fed. Infatti, negli ultimi cinque anni la Fed ha fallito su questo fronte. Guardando al futuro, tuttavia, l’inflazione sottostantesembra destinata a risalire con moderazione dai livelli attuali. Soprattutto, gli indicatori anticipatori suggeriscono che la crescita dei salari aumenterà ulteriormente. Allo stesso tempo, senza un’accelerazione in termini di aumento della produttività (un’ipotesi che resta da verificare) questo si tradurrà in un aumento sia dei costi unitari del lavoro, sia dell’inflazione core.

In un contesto di ripresa continua e di pressioni al rialzo sull’inflazione, la Fed potrebbe iniziare a rialzare i tassi di interesse prima della fine dell’anno. I funzionari della Fed, però, non hanno fretta. Le recenti oscillazioni dei mercati e l’inflazione ancora al di sotto del target della Fed indicano che la Banca centrale statunitense adotterà un approccio cauto. Stando così le cose, potrebbe verificarsi un irrigidimento della politica monetaria nei prossimi anni, ma la Fed probabilmente procederà in maniera graduale e solo se le dinamiche economiche di fondo resteranno abbastanza solide.

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