a cura di Filippo Diodovich, market strategist di IG
La “stance” accomodante della FED ha portato il dollaro a indebolirsi sui mercati valutari. Osservando il Dollar Index (paniere che misura la forza del biglietto verde contro le principali divise internazionali) si nota immediatamente la debolezza della divisa statunitense. Il cambio euro/dollaro ha guadagnato una figura dai livelli pre-annuncio (da 1,13 a 1,14 circa).
Da tempo predicavamo un rialzo dei tassi rimandato a dicembre. Troppo presto per le “colombe” della FED per cambiare rotta radicalmente in politica monetaria. Ieri sera il braccio armato della principale banca centrale mondiale ha deciso di lasciare i tassi di interesse nel range 0-0,25%. Il basso livello dell’inflazione statunitense, il rallentamento dell’economia cinese, la crisi dei paesi emergenti e il crollo delle quotazioni delle commodities (soprattutto del petrolio) hanno convinto i membri del FOMC ad aspettare ulteriormente prima di effettuare la prima stretta monetaria dal 2006. Nonostante le ottime indicazioni dal mondo del lavoro (tasso di disoccupazione vicino all’obiettivo del 4% ovvero il target di piena occupazione) l’economia statunitense, tenendo conto del contesto globale, non è ancora in grado di sopportare una politica monetaria restrittiva.
Il governatore Janet Yellen nella conferenza stampa successiva ai tassi ha sottolineato come la maggioranza dei componenti della commissione operativa siano intenzionati a rialzare i tassi entro fine anno. Le parole della Yellen hanno lasciato intendere che vi sia stata un ampia discussione all’interno del Board e la decisione finale sia stata quella di attendere e valutare ovvero una posizione di “wait and see”.
Ieri sono state tanto celebrate le proiezioni economiche dei membri del FOMC. Proiezioni che vengono sempre annesse ogni 3 mesi. Già da quelle pubblicate in giugno si notava che l’incremento del costo del denaro a settembre sarebbe stato molto difficile. Con l’aggravarsi della crisi dei paesi emergenti e delle loro valute e il forte rallentamento dell’economia cinese la decisione di lasciare tutto invariato era inevitabile.
Guardando una delle tabelle presenti nel materiale prospettico notiamo come ci siano grandi differenze tra i vari membri della commissione operativa sulle tempistiche e sulla direzione delle prossime azioni della banca centrale. Uno dei 17 membri del FOMC si aspetta tassi d’interesse negativi per i prossimi anni. Una politica monetaria accomodante quindi perenne senza timori per eventuali ulteriori bolle finanziarie. La mediana, invece, delle proiezioni dei componenti del Board si attesta a 0,375% a fine 2015 (ovvero un unico misero incremento dei tassi nei prossimi mesi). Per il 2016 la mediana del livello atteso dei tassi si attesta a 1,625%. Dalle proiezioni di giugno i membri del FOMC sono diventati ancora più timorosi di cambiare presto le strategie monetarie.