Rame e metalli industriali appesantiti dal dollaro e dalle stime sui fondamentali

Il comparto dei metalli industriali apre l’inizio dell’ultima settimana di settembre caratterizzato da un’indecisione generale degli operatori di mercato. I principali metalli quotatati sulla piazza londinese aprono la seduta odierna registrando delle contrazioni in quella che ci si aspetta sarà una settimana con bassi volumi a causa delle festività nazionali cinesi, programmate per giovedì 1 ottobre e che dureranno per una settimana. Dal lato macroeconomico si registra una pressione ribassista generata nella rivisitazione al rialzo del prodotto interno lordo americano per il secondo trimestre dell’anno corrente, rivisto al +3,9% rispetto al +3,7% riportato il mese scorso. Il risultato di tale rivisitazione è un apprezzamento del dollaro a discapito della moneta unica, rendendo più oneroso l’acquisto di metalli per i detentori di euro.

Il rame apre al ribasso nelle prime ore di scambi della sessione odierna, portandosi a testare il livello di supporto di quota 5.013 dollari per tonnellata, corrispondente al minimo registrato verso fine della scorsa settimana. “In un’ottica di breve periodo dal punto di vista tecnico – affermano gli analisti di Wings Partners Sim –  in caso di violazione di tale livello si registrano potenzialità di ribassi fino ad area $5.000, importante livello tecnico essendo un numero tondo”.

Dal lato dei fondamentali non si spengono le preoccupazioni riguardo la domanda di rame da parte della Cina, e se da un lato molti argomentano il fatto che visti i bassi prezzi ci sarà un ridimensionamento della produzione, in modo tale da contenere i costi e quindi l’attesa di un surplus quasi pari a 0, non tutti gli operatori si trovano d’accordo. Per esempio, Bank of America Merrill Lynch si aspetta un surplus pari a 569.000 tonnellate. Dal lato della domanda, i consumi sono attesi in rallentamento ed il CRU si aspetta una crescita della domanda globale pari a all’1,1%, contro un +3,5% registrato l’anno scorso, mentre per Pechino le attese sono di una crescita pari al 2,5%, fortemente al ribasso rispetto al +7,2% riportato lo scorso anno.

Goldman Sachs si riconferma ribassista sul rame, attendendosi un crescita pari a zero per la domanda cinese e un livello dei prezzi pari a 4.800 dollari per la fine dell’anno corrente e di 4.500 per la fine del 2016.

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